Tuscia terra di chef e aziende vinicole, Zucchetti: "Giovani e donne che sfidano la pandemia"

Carlo Zucchetti
di Federica Lupino
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Mercoledì 20 Aprile 2022, 07:00 - Ultimo aggiornamento: 20:57

Due inaugurazioni d’eccellenza nell’arco di una settimana. La Tuscia spicca il volto nel settore del turismo enogastronomico, trainato da chef e giovani imprenditori che la scelgono per investire. L’ultimo, in ordine di tempo, è a Bassano in Teverina. “Si chiama Salvo Cravero Ristorante ed è il cuore pulsante dell’Olivo Country Club, il progetto di Alessandra Boselli che punta a creare un vero salotto di campagna”, annuncia Carlo Zucchetti, enogastronomo e giornalista esperto del settore. 

Il nuovo locale porta il nome del famoso chef che, dall’alberghiero di Termoli, ha scalato ogni vetta fino a diventare prima capo partita al Grand Hotel Salus di Viterbo, poi a lavorare nello storico ristorante romano Le Sans Souci (1 stella Michelin), quindi a essere prescelto quale chef a L’Antico Bottaro. L’incontro con Sara Perelli, la sua compagna, lo ha spinto infine a tornare nella Tuscia, a Vetralla, per aprire L’Etoile, un ristorante gourmet che ha trovato subito spazio su tutte le principali guide. Adesso l’ultima sfida di Cravero, con lo spirito di “esaltare – continua Zucchetti - il sapore della campagna della Tuscia nelle sue varie declinazioni, dando rilievo alle materie prime, al gusto, all’eleganza e all’accoglienza, tenendo sempre presente la cura della convivialità”.

La scorsa settimana un’altra stella è scesa intorno al lago. "Dopo due anni itineranti per seguire importanti consulenze – racconta ancora l’enogastronomo – a Bolsena ha riaperto la Sala della Comitissa.

La chef, o come preferisce definirsi lei, la cuciniera Edi Dottori e il Maitre Sommelier Maurizio Filippi hanno aperto tra le storiche mura di Palazzo Cozza Caposavi”.

Ma questo è solo il volto più recente dell’ampia offerta che il settore vanta nel Viterbese. In provincia, ci sono tre Chiocciole Slow Food (in Italia sono 246): l’agriturismo Il Casaletto a Grotte Santo Stefano; la Piazzetta del sole a Farnese; la trattoria del Cimino da Colombo a Caprarola. Tre le stelle Michelin (in tutto il Paese sono 378): Casa Iozzìa a Vitorchiano; Danilo Ciavattini a Viterbo; il ristorante la Parolina a Trevinano (Acquapendente). Il Casaletto di Grotte ha anche ottenuto Tre Gamberi e Tre Spicchi per il Gambero rosso; in Italia, sono rispettivamente 86 e 32 le strutture che possono vantarli.

“La Tuscia – commenta Zucchetti – rappresenta un potenziale enogastronomico incredibile. Penso al vino, all’olio, alle patate, alle nocciole, allo zafferano e ai salumi, solo per citarne alcuni. Parliamo di produttori che esportano in tutto il mondo alimentando il turismo enogastronomico che sta notevolmente crescendo. Prendiamo il settore vitivinicolo: nei primi anni del duemila le aziende erano 20, ora sono diventate 95”, racconta reduce dall’ultimo Vinitaly. Un fermento incredibile quello del comparto, merito di giovani imprenditori, spesso donne, che investono sul biodinamico e sul biologico. Con un ritorno notevole sull’economia reale della provincia, sfiancata dopo due anni di pandemia.

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