Tuscania, azienda divorata dalle fiamme, tre ustionati: nessun colpevole

Tuscania, azienda divorata dalle fiamme, tre ustionati: nessun colpevole
di Silvana Cortignani
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Giovedì 7 Luglio 2016, 17:21
Azienda divorata dalle fiamme a Tuscania: processo prescritto, nessun colpevole. Nel frattempo una delle tre vittime del gravissimo infortunio sul lavoro ha sperato inutilmente nella giustizia per oltre otto anni, senza vedere un centesimo di risarcimento.

Fino a quando, oggi, il processo penale a carico dei presunti responsabili, dopo il passaggio a diversi magistrati, non è stato dichiarato prescritto dal giudice Rita Cialoni. Per il poveretto, che si era costituito parte civile con l'avvocato Giorgio Pellegrino, il calvario è iniziato il 5 maggio 2008, quando fu ricoverato in prognosi riservata al Sant’Eugenio di Roma a causa delle terribili ustioni riportate nell’incendio della ditta per cui lavorava. Si tratta di Paolo Romanini, originario di Corchiano, uno dei tre feriti nel rogo che ha divorato la Pantech srl di Tuscania. Alla sbarra - con l’accusa di lesioni personali colpose aggravate e incendio colposo - un responsabile lombardo dell’azienda, con sede a Brescia, e il responsabile di zona, un sessantenne viterbese. Quest’ultimo, ironia della sorte,  fu il più grave dei feriti, trasferito come gli altri due d’urgenza al Sant’Eugenio, con ustioni su gran parte del corpo e in coma. Il terzo era un dipendente originario di Vetralla.  

Il rogo, violentissimo e anticipato dal boato di una forte esplosione, divampò nell’azienda di strada Campo Gallo verso le 8.30 del mattino in un laboratorio con annesso deposito di dispositivi anticalcare per la depurazione dell'acqua e di sistemi per la riduzione di consumi dei carburanti. Per spegnere l'incendio intervennero in forza i vigili del fuoco di Viterbo, che impiegarono diverse ore per mettere in sicurezza il capannone.  L’impianto, che dava lavoro a una decina di persone, fu posto sequestro dai carabinieri della compagnia di Tuscania su disposizione della procura, che immediatamente aprì un’inchiesta. Di sicuro nel capannone si trovavano numerosi contenitori di sostanze facilmente infiammabili, usati per le dimostrazioni di riduzione dei consumi di carburanti, attraverso un sistema innovativo ideato e commercializzato dalla Pentach. All’epoca si fecero due ipotesi: o una manovra sbagliata compiuta da uno degli ustionati  oppure un’esplosione innescata dai vapori esalati dalle sostanze usate nel laboratorio. A distanza di otto anni, l’unica certezza è la prescrizione.
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