Nell’arco di 14 minuti nella stazione sono previsti tre diversi treni per Roma: alle 7,17, alle 7,24 e alle 7,31. Troppi per garantire che non si crei un effetto tappo per cui, al ritardo di uno, come in un domino tutti gli altri slittano. Il collegamento successivo c’è solo alle 8,01. “E anche stamattina, a conferma che anticipare il Viterbo delle 6,52 è stata una emerita cavolata, fermi a Orte 10 minuti”, testimonia una pendolare sulla pagine del CoPeO (il comitato di Orte). Altri 10 minuti accumulati durante il tragitto e il conto è presto fatto: i viterbesi si alzano 21 minuti prima per arrivare nella Capitale alla stessa ora garantita dal vecchio calendario. Un altro utente scrive: “Anche stamattina un completo disastro tra ritardi e sovraffollamento”.
Protesta anche il consigliere regionale Daniele Sabatini. “L’ultima trovata della Regione Lazio sta creando enormi difficoltà per chi si muove tra Alto Lazio e Bassa Umbria. Come se non fossero già sufficienti i continui disservizi che gli utenti del Viterbese devono sopportare sulle ferrovie regionali tra guasti e ritardi”, denuncia. Il consigliere d’opposizione ha preparato un’interrogazione urgente al presidente Nicola Zingaretti e all’assessore alla Mobilità, Michele Civita, affinché “spieghino i motivi che hanno portato ad una decisione evidentemente penalizzante per i pendolari e se la Regione si sia dovuta piegare ad altri interessi e ad altri territori”. E conclude: “Con il cambio orario, si crea un grave vuoto tra le 7.30 e le 8.00: già in precedenza i due treni delle 7.50 e delle 8.01 erano particolarmente affollati, ora la giunta Zingaretti vuole trasformarli in carri bestiame”.
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