“Trattandosi di specie protetta – raccontano dalla riserva del Monte Rufeno - abbiamo immediatamente allertato il Cras che ha preso in carico l’animale. Non nascondiamo la nostra perplessità iniziale sul suo destino vista l’importante frattura riscontrata che in passato veniva considerata talmente grave da preferire la soppressione dell’esemplare. Ma la tenacia e la vivacità del rapace hanno convinto i veterinari a tentare un intervento chirurgico per inserire una sorta di chiodo di acciaio speciale (infibulo) nell’omero e montare un ponte esterno che tenesse allineate le due porzioni di ossa”. Il rapace è arrivato il 1 dicembre nella struttura lungo la Cassia Cimina, nel comune di Caprarola, dove ha sede il centro di recupero. “Lo abbiamo subito portato – spiega Giampiero Tirone della riserva del lago di Vico che ha seguito l’animale - nello studio veterinario che collabora con noi. Dopo il primo intervento per introdurre un chiodo e realizzare un ponte esterno per tenere allineato l’omero sinistro, il gufo ha trascorso 15 giorni di degenza nella nostra voliera”. Poi, di nuovo sotto i ferri per togliere il ponte. “Lo abbiamo rimesso in voliera – continua Tirone – il 23 dicembre. E, finalmente, il 12 gennaio lo abbiamo riportato a Monte Rufeno per liberarlo”.
Il Cras è un fiore all’occhiello della Tuscia per il recupero e la cura degli animali selvatici. Ogni anno, in media gli operatori prestano soccorso a circa 280 tra mammiferi e uccelli. “Principalmente – spiega ancora Tirone – gli animali che troviamo o che ci vengono portati sono vittime di incidenti con veicoli oppure per l’impatto con le linee elettriche. Arrivano da noi anche esemplari a cui hanno sparato oppure cuccioli che hanno perso i genitori o si sono smarriti”. Gli animali vengono nutriti e curati finché non sono nelle condizioni di tornare in libertà.
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