Parecchi i nodi sollevati. Innanzitutto, il mancato rispetto dell’accordo siglato nei mesi scorsi per l’impiego di manodopera locale. “Su 120 lavoratori presenti, appena una manciata - denuncia Proietti - sono locali”. Ma oltre a questioni di opportunità, ci sono anche quelle di sostanza. “Non viene rispettato il contratto nazionale di lavoro perché – continua il segretario della Fillea – alcune aziende non applicano il contratto degli edili ma altri meno onerosi, non versano alla Cassa edile di Viterbo e facendoli lavorare anche 12 ore al giorno”. C’è, poi, il problema di sicurezza e di igiene. “La mensa sbandierata dall’azienda è in realtà – continua – un locale senza cucina: gli operai mangiano in mezzo alla terra e i bagni chimici sono insufficienti”.
Quindi, il boicottaggio dell’assemblea indetta nei giorni scorsi. “Dopo vari rinvii dettati da esigenze di cantiere – racconta Palese – siamo riusciti a ottenere dall’azienda una data per incontrare i lavoratori e raccogliere le loro testimonianze. Peccato che alla riunione non si sia presentato nessuno perché le imprese subappaltatrici non avevano avvertito i dipendenti oppure, non bloccando i lavori, non avevano dato loro modo di partecipare”. Infine, Fazioli rincara sul nodo sicurezza: “Un paio di volte alla settimana andiamo a incontrare le maestranze e di problemi ce ne sono. Lavorano il sabato e la domenica senza soste e non sappiamo - denuncia - se vengano sempre forniti delle necessarie protezioni individuali come l’elmetto, le scarpe antinfortunistiche e i guanti”. Per essere un appalto pubblico, niente male.
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