Viterbo, dalla piccola Tessennano i migranti se ne vanno: gli abitanti piangono

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Venerdì 12 Febbraio 2016, 17:33 - Ultimo aggiornamento: 17:37
«Per quanto non previsto dai bandi, i privati che si candidano ad aprire un centro di accoglienza dovrebbero relazionarsi con i Comuni. Questa è una necessità oggettiva. Così come nel valutare le proposte bisognerebbe tener conto dell'ubicazione della struttura e della disponibilità di servizi». Caso Blera: il deputato del Pd Alessandro Mazzoli ragiona a voce alta dopo le polemiche sollevate dalla possibilità che un albergo ospiti 20 stranieri nella piccola frazione di Civitella Cesi. E anche Ermanno Nicolai, il sindaco di Tessennano che dallo scorso anno ha aperto un centro per migranti minorenni non accompagnati, interviene per dire: «Il problema è che manca la programmazione ed esiste un doppio canale: quello dello Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, ndc) e quello delle convenzioni con i privati fatte dalla Prefettura. Serve - dice - un coordinamento a livello provinciale, altrimenti le popolazioni continueranno a ribellarsi per scelte non condivise».
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Per il deputato dem, sì all'accoglienza ma valutando il contesto dove la struttura sorge. «La comunità di Blera - sostiene Mazzoli - ha sollevato problematiche fondate. Il mio auspicio è che nella valutazione delle proposte si tenga conto non solo dei requisiti delle strutture candidate, ma anche della facilità di accesso a servizi essenziali quali quelli sanitari e a percorsi di inserimento, il tutto in condizioni di sicurezza per chi ospita e per chi viene ospitato». Anche perché, ricorda, i numeri non sono certo quelli di un'invasione: i progetti Sprar, promossi dai Comuni, danno accoglienza a 141 migranti, ai quali vanno aggiunti i 360 (lo scorso anno erano 300) in strutture private come da bando prefettizio. Insomma, in totale 500 migranti per 322.000 abitanti.
L'ESEMPIO POSITIVO
Tessennano è invece diventato un caso positivo a livello nazionale: il comune di nemmeno 300 anime in nove mesi ha offerto una casa a 126 ragazzi e ragazze provenienti soprattutto da Egitto ed Eritrea. Quando ha iniziato col progetto comunitario Arcobaleno solo Bologna faceva altrettanto. Ora ci sono 14 centri simili in Italia. Il 22 febbraio il programma terminerà ma la prossima settimana arriveranno rappresentanti dell'Unione europea per valutare un rifinanziamento. «Non nascondo le difficoltà ma - commenta Nicolai - lo rifarei e con maggiore energia». Eppure anche lì quando la notizia si è sparsa molti cittadini hanno storto il naso. Poi tutto è cambiato: «Ai carri di carnevale - racconta - c'erano anche loro. Molti sono stati trasferiti nei centri di seconda accoglienza o hanno fatto ricongiungimenti familiari. Ma altri sono stati iscritti a scuola a Canino, hanno fatto amicizia, sono diventati parte della comunità. E ora che andranno via, molti cittadini piangono». Il sindaco sottolinea, però, come quella di Tessennano sia «un'esperienza vincente perché gestita da un ente pubblico. Pertanto - conclude - come membro della commissione nazionale Anci ai miei omologhi dico: non abbiate paura e partecipate ai bandi Sprar. Questo, in base a una direttiva del ministero dell'Interno, impedisce l'assegnazione a privati della gestione dei centri».
 
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