Tentato omicidio di Capranica, il medico legale: «Quelle ferite potevano essere mortali»

Aula
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Giovedì 24 Marzo 2022, 06:40

«Quelle ferite potevano essere mortali». Nessun dubbio da parte del medico legale Antonio Maria Lanzetti. Il professionista ieri mattina è stato chiamato a testimoniare nel processo per il tentato omicidio di Capranica. Imputato Alberto Agnello ex poliziotto di 58 anni.

L’uomo, undici mesi fa, tentò di ammazzare la compagna al termine di una violenta lite domestica. L’imputato, detenuto in carcere, è assistito dagli avvocati Federica Ambrogi e Amedeo Centrone. Il 29 gennaio 2021 alle 14,30 in una zona residenziale di Capranica scoppiò una violenta lite domestica tra due conviventi. La donna, 53enne originaria della Polonia parte civile nel processo assistita dall’avvocato Ernestina Portelli, venne colpita con un coltello da cucina per ben 5 volte. Tre colpi la raggiunsero alla schiena e due al torace.

«Ho analizzato le cartelle cliniche - ha spiegato il medico - e visitato la donna. La vittima ha riportato ferite multiple, un pneumotorace e la frattura della vertebra L3. Ha avuto anche postumi consistenti tra cui l’alterazione dell’attività polmonare e pericardite. Ha sviluppato un disturbo psichiatrico post traumatico da stress. Ritengo che le ferite riportate avrebbero potuto essere mortali, in relazione al mezzo usato, alla molteplicità e alla direzione dei colpi e alla forza usata. Basti pensare che uno dei colpi è riuscito a frattura una vertebra, osso molto duro e compatto».

L’imputato, secondo quanto emerso in aula, avrebbe agito sotto uso di psicofarmaci come lo Xanax. «Si tratta di un farmaco che non influisce sulla forza.

Placa - ha spiegato ancora il medico - l’ansia». I cinque colpi inferti da Agnello sarebbero arrivati mentre la compagna stava sistemando la valigia per andarsene definitivamente dalla casa dell’uomo. La loro relazione, come lei stessa ha spiegato, era ormai finita. L’imputato, probabilmente per fermare la fuga, quel pomeriggio la colpì alla schiena con un coltello da cucina trovato sul lavandino.

Nonostante i colpi inferti la donna riuscì a uscire dalla porta e chiedere aiuto ai vicini. «Quel giorno ero in smartworking - ha spiegato una donna che vive nello stesso stabile - avevo le cuffie e non ho sentito nulla. Mi ha suonato alla porta un altro vicino per dirmi se potevo dargli un asciugamano. E ho visto la donna che sanguinava. Gli ho suggerito di stenderla e ho chiamato i soccorsi. Poi sono rientrata e quando sono uscita per vedere come andava ho visto che erano arrivati i carabinieri».

Alla prossima udienza, fissata per il 25 maggio, l’imputato sarà chiamato a fornire la sua versione. Durante l’udienza saranno ascoltati anche i consulenti della difesa.

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