Tarquinia, le prime parole da sindaco di Mencarini: «Non vi farò pentire di avermi scelto»

Pietro Mencarini festeggia con I suoi sostenitori
di Andrea Arena
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Lunedì 26 Giugno 2017, 08:07

Umile nella vittoria: «Mi scuso per le condizioni, mi hanno inzuppato di champagne». Ma convinto quando si rivolge agli oltre cinquemila tarquiniesi (5368, per i maniaci dei numeri, 65.67% delle preferenze) che lo hanno votato: «Non vi farò pentire di avermi scelto». Tenera è la notte di Pietro Mencarini, nuovo sindaco di Tarquinia al termine dello spoglio di un ballottaggio senza storia. La sua vittoria è più che netta, quasi dilagante, visto che il suo avversario, Gianni Moscherini, di voti ne ha presi la metà: 2806, per il 34.33%.

E se la domenica degli spareggi ha sorriso al centrodestra in tante grandi città italiane, qui a Tarquinia il successo era già arrivato al primo turno: Partito Democratico (al governo negli ultimi dieci anni) fuori dal ballottaggio, Movimento 5 Stelle (che da qui elesse nel 2013 anche una consigliera regionale, Silvia Blasi) annichilito. E Mencarini e Moscherini a giocarsi la fascia tricolore, in una specie di derby di centrodestra, benché il primo provenga dalla società civile – è imprenditore, è sceso in campo quasi a sorpresa, e all'ultimo – e il secondo, iscritto a Forza Italia, aveva puntato molto sulle liste civiche.

Lo scrutinio dura poco, dentro le quattordici sezioni allestite nel complesso scolastico di via Dante Alighieri. Dopo le undici i seggi chiudono, le tapparelle delle finestre s'abbassano e inizia lo spoglio. I primi dati, Mencarini 60 voti, Moscherini 30, sono già una sentenza. E via così, fino al dato finale che dà il via alla festa per tutti quelli che aspettano. Cori, inevitabilmente da stadio: «Ho visto Mencarini/Ho visto Mencarini/ E mammà, innamorato son»; «Ce ne andiamo in Comune». Applausi e abbracci, e una costante: la riconquista della città dopo dieci anni di gestione Pd, con Mauro Mazzola che da oggi sarà costretto a liberare due poltrone: quella da primo cittadino e quella da presidente della Provincia. Infatti qualcuno intona un «Mazzola dacci le chiavi», le chiavi per entrare nel palazzo comunale. Altri insistono sulla liberazione della città, dal lato oscuro - o rosso - della forza.

E' l'esagerazione di una notte di festa che s'infiamma ancora di più quando il nuovo sindaco lascia l'ufficio della sua azienda nella zona industriale e sale in città, per ricevere l'abbraccio dei suoi sostenitori, a partire dal figlio. Poi saltano i tappi e ci si schizza che manco Valentino Rossi nel pomeriggio sul podio di Assen. Nella bolgia spuntano anche volti noti del centrodestra provinciale: hanno fiutato che il vento è cambiato e sperano che l'onda lunga arrivi fino al 2018, quando si voterà anche a Viterbo. C'è il consigliere regionale Daniele Sabatini, c'è Giulio Marini, c'è Gianmaria Santucci.

Ma tutta l'attenzione è giustamente per Mencarini. «C'è molto da fare, lo so, m non vi farò pentire di avermi scelto. Ringrazio i concittadini, i candidati delle mie liste – dice – Ma ringrazio anche quelle forze politiche avversarie che, votandomi, hanno espresso senso di solidarietà e responsabilità civica». Sì, perché anche senza apparentamenti ufficiali e ordini di scuderia, i numeri dicono che sul nuovo sindaco sono confluiti pure tanti elettori provenienti da zone diverse: dal Pd, dal centro, e qualcuno azzarda a dire anche dai 5 Stelle. Nel segreto dell'urna ci può stare.

Analisi da rinviare ai giorni successivi, insieme con le notizie sulla nuova squadra di governo. Nella notte tarquiniese è ancora ora di festeggiare, pure coi fuochi d'artificio, di colore rosso. La firma finale, e un po' beffarda.

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