Stangata Irpef e saltano gli “sconti”: ecco la mappa nella Tuscia

Stangata Irpef e saltano gli “sconti”: ecco la mappa nella Tuscia
di Federica Lupino
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Venerdì 30 Gennaio 2015, 05:57 - Ultimo aggiornamento: 11:48
Benvenuti nell'epoca delle stangate fiscali. In pratica, i comuni mettono le mani nelle tasche dei cittadini passando dalla porta di servizio, perché i trasferimenti dallo Stato vengono erosi ogni anno di più. A osservare il panorama delle addizionali Irpef applicate nel Viterbese, emerge un quadro chiaro: dal 2013 al 2014 l'imposta è aumentata o rimasta invariata. Ma sono saltate in quasi tutti i comuni le esenzioni per le fasce di reddito basse. Qualcuno ha poi recuperato assegnando risorse una tantum in base alla dichiarazione dei redditi. Ma il risultato poco cambia: «I Comuni - denuncia la Cisl, che ha condotto il monitoraggio - fanno cassa sui cittadini per compensare la carenza di risorse». Quello che cambia, però, è l'utilizzo che si fa dei fondi. «E questa è una questione di scelte, come dimostrano alcuni esempi virtuosi che, comunque, nella Tuscia non mancano», dicono Rosita Pelecca e Fortunato Mannino, rispettivamente segretaria del sindacato e responsabile organizzativo.



DOVE SI PAGA DI PIÙ

Su un totale di 60 comuni, ben 25 nel 2014 hanno scelto la tariffa massima applicabile come tassazione sui redditi, lo 0,8 per mille. Eccoli nel dettaglio: Ronciglione, Fabrica di Roma, Capranica, Caprarola, Canino, Vitorchiano, Corchiano, Canepina, Gallese, Vallerano, Castel Sant'Elia, Bomarzo, Civitella d'Agliano, Graffignano, Faleria, Celleno, Villa San Giovanni in Tuscia, Cellere, Calcata, Proceno. In tutti questi paesi i cittadini pagano, a prescindere da quanto guadagnano, il massimo che lo Stato consente di applicare. Sempre aliquota dello 0,8 per mille nei comuni di Bassano Romano, Monterosi, Oriolo Romano, San Lorenzo Nuovo e Carbognano. Questi ultimi, però, hanno almeno introdotto sconti in base ai redditi. Aliquote differenziate in base alla ricchezza dei residenti pure a Civita Castellana (0,5) e Barbarano Romano (0,55).



COSA È CAMBIATO

A spulciare la lista, si nota poi che appena 3 sono i paesi in cui si paga il minimo, cioè lo 0,2 per mille: Montalto di Castro (dove vige l'esenzione fino ai 55mila euro di reddito), Castiglione in Teverina e Bagnoregio. Quest'ultimo comune della Teverina è l'unico su 60 in cui lo scorso anno l'aliquota è scesa (nel 2013 era dello 0,3). Il record degli aumenti spetta a Corchiano e a Celleno, dove in un anno si è passati dallo 0,5 allo 0,8. Poi hanno ritoccato all'insù anche Vallerano (da 0,7 a 0,8), Vignanello (da 0,4 a 0,6), San Lorenzo Nuovo (da 0,6 a 0,8) e infine Viterbo (da 0,5 a 0,6).



IL SINDACATO

«Dal nostro studio - spiega Mannino - emerge che sono saltate le forme di salvaguardia delle fasce più deboli che invece un tempo consentivano di attutire il salasso». A Viterbo, però, i sindacati hanno stretto un accordo con la giunta Michelini per ridistribuire le risorse alle fasce meno abbienti. Poi Mannino cita altri buoni esempi: Piansano, dove parte degli introiti dell'eolico sono usati per restituire parte dei soldi sotto forma di abbonamenti gratuiti del pullman per gli studenti, ai quali sono riconosciuti anche assegni una tantum, agevolazioni per anziani e mensa scolastica a un euro. E Bagnoregio, dove il sindaco ha abbassato le tasse grazie al ticket per Civita. «Il nodo - conclude Pelecca - è l'uso che i Comuni fanno delle risorse. E resta da capire se alle tasse corrispondono servizi che siano all'altezza delle necessità».