Siccità, piano invasi ancora fermo: se ne riparlerà (forse) a settembre

Siccità, piano invasi ancora fermo: se ne riparlerà (forse) a settembre
di Luca Telli
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Giovedì 13 Luglio 2023, 09:51 - Ultimo aggiornamento: 10:58

Piano invasi, se ne riparlerà forse a settembre. Le opera di raccolta delle acque piovane, che dopo la torrida estate 2022 erano state considerate misura prioritaria come strumento di contrasto alla siccità, restano ferme al palo. Un ritardo che preoccupa soprattutto nell’area del litorale dove, lo scorso anno, era stato toccato il record negativo di precipitazioni: poco più di 100 millimetri caduti nei primi 8 mesi dall’anno. Una situazione limite che aveva messo sotto stress le campagne, gli allevamenti ed il consorzio di bonifica del litorale Nord, l’ente che eroga l'acqua destinata all'irrigazione dei terreni compresi nei distretti irrigui consortili, costretto ad una stretta per via del pericoloso abbassamento dei bacini idrici, a cominciare dal Marta il livello del quale scese, ad agosto 2022, del 60% rispetto alla media stagionale.

«Aspettiamo la pubblicazione dei bandi per il primo mese dell’autunno – spiega il presidente del consorzio del litorale nord Niccolò Sacchetti -. Speriamo che già dall’inverno si possa iniziare a lavorare ai nuovi progetti». A Tarquinia, aveva spiegato Sacchetti, l’area in cui dovrebbe sorgere una prima vasca di raccolta sarebbe già stata individuata sui terreni dell’Università agraria, «ma dovremo iniziare a guardare anche a terreni privati – continua Sacchetti -. Lo scorso anno non solo le campagne hanno rischiato grosso, i danni maggiori sono stati per gli allevatori con le mandrie che sono state sul punto di rimanere senz’acqua: una nuova crisi del genere va scongiurata» anche perché decine, stavolta, potrebbero essere le aziende non in grado di reggere il colpo.

 L’augurio di Sacchetti, che pure senza dirlo interpreta il pensiero di tutte le aziende agricole del litorale, è quello di fare presto e che, in pochi mesi, si arrivi alla posa della prima pietra. «Non c’è da dormirci sopra, il clima è cambiato e, come abbiamo ripetuto nel corso dell’ultimo anno, c’è bisogno di un nuovo approccio – continua Sacchetti -.

Le piogge di quest’anno sono state importanti e tali da consentirci di arrivare a fine stagione senza troppi problemi, ma non possiamo cullarci su questo fatto. Nessuno, per esempio, si aspettava una siccità come quella del 2022 e nessuno può escludere a priori che una situazione del genere possa ricapitare, magari in maniera amplificata. L’unica arma, quindi, è la prevenzione: dobbiamo mettere in campo tutte le armi che abbiamo per farci trovare pronte». Dello stesso avviso era stata Coldiretti sottolineando, più volte, l’urgenza di interventi: il sistema nazionale di gestione delle acque è, infatti, oggi in grado di accumulare e rendere disponibili per gli usi irrigui in agricoltura, ma anche per gli usi industriali e civici, appena l’11% dell’acqua che cade sul territorio italiano. Troppo poco davanti alle possibili crisi del futuro.

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