Quant’è dura la vita in Dad, soprattutto per i più piccoli. Il bilancio della prima settimana con la didattica a distanza che ha sostituito le lezioni in presenza è pesante, specialmente per chi frequenta l’infanzia e la primaria, mentre mano a mano che si va avanti con l'età i contraccolpi sono minori (alle superiori, ad esempio, seppur con limiti la modalità è più tollerata). Lo confermano le maestre e anche i genitori.
“Non tutto è negativo: i bambini, quantomeno, continuano a vederci. Noi – afferma un’insegnante del capoluogo – per loro siamo punti di riferimento e l’affettività conta più della didattica. I bimbi, però, hanno bisogno di giocare e di relazionarsi: il pc non lo consente. Inoltre, con molte colleghe siamo preoccupate per il tempo che i nostri alunni passano di fronte ai computer: alcune scuole hanno introdotto lezioni asincrone, con materiale inviato e su cui lavorare con tempistiche libere; altre invece hanno trasformato le ore che prima erano in presenza in lezioni sincrone”.
E qui scattano anche i problemi per i genitori: chi ha tanti figli e device non sufficienti, chi non ha la connessione stabile o non ce l’ha per niente, chi è in smart working e non riesce a conciliare le due cose. “Riscontriamo un grande impegno da parte di insegnanti e scuole. Anche noi famiglie ce la stiamo mettendo tutta: ci adeguiamo anche se non siamo d’accordo. La scuola – commentano dal Comitato genitori organizzati di Viterbo – doveva essere resa più sicura e, quindi, l’ultima a chiudere. La Dad è solo una toppa che stanno imponendo e che presenta fori limiti, tecnologici ma non solo: i piccoli che hanno difficoltà, caratteriali e non, vengono penalizzati”.
Ogni istituto, poi, si è organizzato come meglio ha potuto: alcuni, ad esempio, hanno colto l’opportunità prevista dal Governo della cosiddetta didattica mista.