Riecco gli acchiappafantasmi: iniziate le riprese di "Real - A Ghostbusters tale" a Viterbo e Roma

A destra, il doppiatore viterbese e regista del film Edoardo Stoppacciaro
di Massimo Chiaravalli
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Mercoledì 23 Agosto 2017, 13:37 - Ultimo aggiornamento: 24 Agosto, 12:11
Ci sono i fantasmi, nella città dei Papi e in quella eterna. Ma pure chi li acchiappa: i ghostbusters. Sono in corso a Viterbo e Roma le riprese di "Real – A Ghostbusters tale", nato come sequel dei primi due capitoli del 1984 e 1989 firmati da Ivan Reitman. Fino a ieri il ciak a Santa Maria in Gradi, ovvero all'Università della Tuscia, poi la troupe si sposterà in provincia e all'inizio di settembre nella Capitale.

Il tutto nasce dalla mente di un viterbese, il doppiatore Edoardo Stoppacciaro, regista insieme a Cristian Calabretta. "Real" non è il seguito ufficiale, ma ha ottenuto il franchising dalla Ghost Corps di Reitman. Qualche chicca? «La cosa della quale sono più fiero – dice Stoppacciaro - è il forte, forte collegamento che siamo riusciti a creare con i primi due film, grazie alla partecipazione di alcuni attori e attrici straordinari. Ma non posso dire di più, altrimenti sarebbe uno spoiler micidiale». I ghostbusters originali? Impossibile averli sul set, «ma qualche modo i vecchi acchiappafantasmi ci saranno».

E ci sarà anche «il mitico Massimo Giuliani, che ha accettato di fare un cameo». Il set viterbese non sarà solo Santa Maria in Gradi, dove hanno girato martedì e ieri. «Oggi – continua Stoppacciaro – siamo in un appartamento a Tobia, che poi è la casa dei protagonisti. Torneremo con gli esterni a Viterbo in varie location lunedì e martedì prossimi, mercoledì ci sposteremo vicino Lubriano, in un terreno dove abbiamo allestito il set della scena finale, che sarà il più imponente di tutto il film». Qui gli acchiappafantasmi saranno impegnati fino al primo settembre, per poi proseguire il 2 e il 3 «nei teatri di posa di Cinecittà 3, dove finiremo i green screen, con i fantasmi e tutte quelle cose che andranno aggiunte in post produzione».

Il progetto, finanziato attraverso una campagna di crowfunding, vede impegnata una troupe di 15-20 persone, a seconda delle giornate. «Abbiamo una tabella di marcia disumana – conclude – ma anche una équipe di professionisti che non sono uomini: sono macchine da guerra». Insomma mettono paura, a modo loro.
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