Reddito di cittadinanza, l'allarme di Mannino (Cisl): "Rischiamo una bomba sociale"

Reddito di cittadinanza, l'allarme di Mannino (Cisl): "Rischiamo una bomba sociale"
di Federica Lupino
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Mercoledì 23 Agosto 2023, 05:20 - Ultimo aggiornamento: 18:32

“Una bomba sociale? Il rischio c’è, a meno che non si investa subito in formazione e ammodernamento dei centri per l’impiego per garantire opportunità occupazioni agli ex percettori”. Fortunato Mannino, segretario generale della Cisl di Viterbo, analizza numeri e conseguenze delle politiche introdotte dal Governo Meloni sul reddito di cittadinanza. A partire dal 1° gennaio 2023, la misura viene corrisposta nel limite massimo di 7 mensilità per i percettori cosiddetti occupabili, tranne che per i nuclei familiari al cui interno vi siano persone con disabilità oppure con componenti minorenni e persone con almeno sessant’anni di età. Inoltre, secondo la legge di Bilancio 2023, il reddito verrà abrogato a partire dal 1° gennaio 2024 e, in sostituzione, arriveranno altre misure di contrasto alla povertà.

Tra settembre e ottobre, anche nel Lazio verrà ampliata l’offerta di corsi di formazione e si punterà forte sull’asse pubblico-privato per favorire l’occupazione. Ma i dubbi del sindacato non sono pochi. Anche perché la platea dei percettori della misura di sostegno è alquanto ampia. Nella Tuscia, i richiedenti il reddito di cittadinanza o la pensione di inclusione dal 2019 al 2023 sono stati in totale poco più di 30mila. E circa il 60% di chi ha avuto accesso alla misura ha perso o perderà a breve il sostegno.

“Il lavoro svolto dai centri per l’impiego e dall’Inps in questi anni è stato notevole.

Nonostante le storture dimostrate – commenta Mannino – il reddito ha aiutato a sopravvivere migliaia di viterbesi, soprattutto sotto la pandemia quando il lavoro povero ha risentito maggiormente della crisi”. La rivoluzione del Governo Meloni? “D’accordo che gli errori del passato vadano evitati ma non si possono abbandonare queste famiglie. I centri per l’impiego – sostiene il segretario della Cisl - devono diventare il fulcro delle politiche attive del lavoro tramite nuovi investimenti in risorse umane e informatizzazione dei dati affinché diventino disponibili per tutte le istituzioni. Investimenti che la Regione Lazio è chiamata a effettuare”. Ma non basta: per la Cisl occorre anche la collaborazione delle aziende sul territorio: “La nostra – conclude – è una provincia a bassa scolarizzazione e dove le imprese faticano a reperire diverse figure professionali. Serve far rete con gli imprenditori per formare le professionalità necessarie, rendendo i nostri giovani o chi è più avanti con l’età appetibili per il mondo del lavoro”.

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