“Una bomba sociale? Il rischio c’è, a meno che non si investa subito in formazione e ammodernamento dei centri per l’impiego per garantire opportunità occupazioni agli ex percettori”. Fortunato Mannino, segretario generale della Cisl di Viterbo, analizza numeri e conseguenze delle politiche introdotte dal Governo Meloni sul reddito di cittadinanza. A partire dal 1° gennaio 2023, la misura viene corrisposta nel limite massimo di 7 mensilità per i percettori cosiddetti occupabili, tranne che per i nuclei familiari al cui interno vi siano persone con disabilità oppure con componenti minorenni e persone con almeno sessant’anni di età. Inoltre, secondo la legge di Bilancio 2023, il reddito verrà abrogato a partire dal 1° gennaio 2024 e, in sostituzione, arriveranno altre misure di contrasto alla povertà.
Tra settembre e ottobre, anche nel Lazio verrà ampliata l’offerta di corsi di formazione e si punterà forte sull’asse pubblico-privato per favorire l’occupazione. Ma i dubbi del sindacato non sono pochi. Anche perché la platea dei percettori della misura di sostegno è alquanto ampia. Nella Tuscia, i richiedenti il reddito di cittadinanza o la pensione di inclusione dal 2019 al 2023 sono stati in totale poco più di 30mila. E circa il 60% di chi ha avuto accesso alla misura ha perso o perderà a breve il sostegno.
“Il lavoro svolto dai centri per l’impiego e dall’Inps in questi anni è stato notevole.