Rizzo nel video avrebbe definito Corsini “bravo con le mani” per un presunto diverbio mentre erano allo stadio a vedere una partita e “mafioso” perché avrebbe imposto agli associati Ens il codice fiscale sulla tessera, alludendo inoltre a inesistenti procedimenti penali a suo carico. “Tutto falso – ha spiegato in Lis la presunta vittima - ma ha compromesso il nome di tutta la famiglia Corsini. Quei video pesantissimi, ancora online nonostante la querela, hanno avuto oltre 5mila visualizzazioni in tutta Italia, tra cui mia moglie e i miei due figli, uno dei quali minorenne, nonché tutti i miei parenti, una quarantina, tutti sordi”. L’imputato, invece, è l’unico sordo in famiglia, dall’età di 5 anni, a causa di una meningite. Tradito da quella tecnologia che ritiene indispensabile, così come la diffusione del Lis, perché i sordi possano comunicare. Il giudice ha invitato entrambi a trovare un accordo extragiudiziale per la remissione di querela, ma le parti hanno preferito giungere a una sentenza
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