Ppi e Margherita non pagano, trenta famiglie costrette ad accollarsi le spese condominiali della ex sede del partito

L'appartamento al quartiere La Pila
di Renato Vigna
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Lunedì 24 Luglio 2017, 12:45 - Ultimo aggiornamento: 25 Luglio, 15:38
In un condominio di trenta appartamenti, divisi in due palazzi, c'è un caso di morosità. Un proprietario, cioè, non paga le spese condominiali dal maggio del 2013, e perciò gli altri ventinove sono costretti a farsi carico delle rate mensili insolute dal moroso. E a pagarle loro. Detta così sembrerebbe una semplice bega condominiale, di quelle che capitano spesso nei palazzi italiani, magari non qui – in un quartiere borghese e tranquillo come La Pila – ma forse in zone più complicate della città. Peccato che in questo caso l'inquilino insolvente non sia un immigrato , o degli studenti universitari squattrinati: no, chi non paga il condominio di via Monte Zebio da oltre quattro anni era un partito, il Ppi, il Partito popolare italiano.

Non quello di don Luigi Sturzo, che fu sciolto dal Fascismo, ma più modestamente quello fondato da Mino Martinazzoli nel 1994, dopo la fine della Democrazia cristiana. Il partito che poi confluì nella Margherita e, nel 2002, si trasformò in associazione politico culturale, I Popolari.

E l'appartamento di via Monte Zebio? Intestato tutt'ora al Ppi, utilizzato come sede provinciale, poi fu dato in uso (sembra il termine migliore, salvo smentite) alla stessa Margherita, il cui nome appare ancora sul campanello, benché il partito di Francesco Rutelli, di Gentiloni e anche del viterbese Fioroni (che con la Margherita fu ministro) sia a sua volta confluito nel 2007 nel Partito democratico. Qui, in questo locale al primo piano, c'erano gli uffici provinciali e comunali, chi passava per la strada poteva notare i politici che fumavano sul balcone tra una riunione e l'altra, e la bandiera petalosa (come direbbe un altro che viene dalla Margherita) che garriva al vento.

Ora è inutilizzato, vuoto. E anche, da maggio 2013, moroso per le spese condominiali. Dopo un carteggio con i vertici romani dell'associazione, un decreto ingiuntivo e vari altri tentativi, i debiti sono stati divisi – come prevede la legge – tra gli altri condomini. Che dovranno dunque coprire per quota, o millesimi, una somma che ammonta per ora a 4800 euro. Compresi 2300 euro di gas, visto che ad oggi l'appartamento è riscaldato, nonostante non sia frequentatissimo (eufemismo).

Ci sarebbero altre domande da fare. Possibile che l'associazione non riesca a vendere o ad affittare questo immobile? Possibile che debbano essere delle famiglie normali a pagare le spese per altri, in questo caso un ex partito politico, ora associazione.


 
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