Palazzo dei Priori a Viterbo, tre capolavori del Museo civico tornano visibili

Viterbo, Palazzo dei Priori
di Carlo Maria Ponzi
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Venerdì 18 Agosto 2017, 14:55 - Ultimo aggiornamento: 15:01
«Mi fa estremo piacere che una mia idea è in procinto di concretizzarsi. Certo, una citazione l’avrei gradita. L’hanno evitata. Forse temendo che avrei rivendicato il copyright». E’ il commento, sul filo del sarcasmo, di Giacomo Barelli, ex assessore al Turismo e Grandi eventi, all’annuncio di una mostra che l’esecutivo guidato da Leonardo Michelini intende allestire nella Sala della Madonna di palazzo dei Priori. 
 
Al centro dell’esposizione, tre grandi tele: “Assunzione di Maria” di Giovan Francesco Romanelli (1610-1662); “Adorazione dei Magi” di Cesare Nebbia (1536 – 1614); “Morte di Maria” di Aurelio Lomi (1556-1624). Obiettivo: concorrere alla solenne celebrazione del 550° anniversario del “Patto d’amore” tra la Città dei Papi e la Madonna de La Quercia, in svolgimento il prossimo 10 settembre.
 
«Si tratta di tre capolavori – spiega Barelli – che dopo il crollo della Pinacoteca del museo Civico non potevano più essere affissi perché troppo grandi. Col risultato che, invece di praticare una adeguata conservazione, erano stati letteralmente buttati dietro degli scaffali, alla mercé della polvere col rischio di rovinarli per sempre».
 
Prima delle dimissioni dall’esecutivo (10 maggio), l’avvocato, con il supporto scientifico dello storico dell’arte Fulvio Ricci, dettò una proposta-progetto al sindaco, orientata a  collocare quelle tele, dedicate a scene mariane, nella Sala della Madonna attigua alla Sala Regia della residenza comunale. Risultato? “Quella proposta non ha mai ricevuto risposta, tanto che segnalai agli organi di informazione che le tele erano state “buttate” in un angolo. E pensare che ero disposto ad utilizzare i fondi del turismo per preservare opere dal valore inestimabile”.
 
Qualche mese dopo, ecco la novità: le tele “salvate” verranno restituite alla visione dei cittadini, grazie a una circostanza, il “Patto d’amore” tra la città e il santuario della Madonna della Quercia, che culmina nella processione per ringraziare la Vergine di aver debellato, correva l’anno 1467, una terribile pestilenza. «Sono contento – conclude Barelli – che la mia idea non sia stata abbandonata. Andrò a visitare la mostra e, lo giuro, non chiederò i diritti d’autore». 
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