Neurochirurgia, eseguito a Belcolle il primo intervento su paziente sveglia

Il neurochirurgo Riccardo Antonio Ricciuti
di Carlo Maria Ponzi
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Sabato 3 Marzo 2018, 14:00
Primo intervento di asportazione di una lesione cerebrale in una paziente sveglia. L’ha eseguita nei giorni scorsi nell’ospedale di Belcolle di Viterbo l’unità operativa di Neurochirurgia, diretta da Riccardo Antonio Ricciuti. “L’intervento – spiega quest’ultimo - ha richiesto l’attivazione di un team multispecialistico che, oltre al neurochirurgo, ha visto la partecipazione di un anestesista, di un neurologo e dello psicologo che ha preparato e testato la paziente nel corso della procedura”.
 
Il neurochirurgo, 52 anni, è in forza alla Asl di Viterbo dallo scorso ottobre, proveniente dall’azienda ospedaliero-universitaria “Ospedali riuniti Umberto I” di Ancona. Autore di oltre trenta pubblicazioni, di 150 lavori scientifici, relatore e moderatore in numerosi congressi nazionali e internazionali, vanta più di 2.000 interventi chirurgici come primo chirurgo.
 
Per ritornare all’operazione, Ricciuti sottolinea che la metodica di chirurgia da sveglio, o awake surgery, viene eseguita solo in pochi centri in Italia e rappresenta sicuramente un approccio terapeutico multidisciplinare di elevatissima qualità e tecnologia”. Perché è stata scelta? “Per la necessità – rivela – di asportare una lesione in zone funzionali del cervello, soprattutto quelle preposte alla parola e alle attività motorie o cognitive. Lesioni che, fino a qualche tempo fa, erano definite inoperabili”.  
 
“Un risultato importante raggiunto a Belcolle - è il commento della direttrice generale della Asl Daniela Donetti - grazie all’esperienza maturata da Ricciuti in cinque anni di applicazione della metodica, nella sua precedente esperienza lavorativa ad Ancona, e all’investimento in tecnologia che la Asl sta destinando a tutta l’area di neuroscienze e degli organi di senso. Un progetto aziendale, che vede la partecipazione di numerose unità operative, al fine di potenziare e implementare nuovi percorsi di presa in carico, con particolare riferimento ai bisogni di salute dei pazienti oncologici”.
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