Nel 2023 oltre mille disoccupati in più, la Cisl: "Viterbo in recessione"

Nel 2023 oltre mille disoccupati in più, la Cisl: "Viterbo in recessione"
di Federica Lupino
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Venerdì 9 Dicembre 2022, 04:40 - Ultimo aggiornamento: 21:02

Si prospetta un anno durissimo per l’occupazione nel Viterbese. I numeri del 2023 allarmano le forze sociali e restituiscono l’istantanea di una provincia sull’orlo della recessione. “Questi dati sono drammatici. Rischiamo di attraversare uno dei periodi più bui degli ultimi decenni”, non ci gira intorno Fortunato Mannino, segretario della Cisl.

Eccole, allora, le previsioni elaborate dall’Ufficio studi della Cgia sulla base di una elaborazione Istat e Prometeia. A livello nazionale, rispetto al 2022 la crescita del Pil e dei consumi delle famiglie è destinata ad azzerarsi e ciò contribuirà a incrementare il numero dei disoccupati, almeno di 63 mila unità. Il numero complessivo dei senza lavoro, infatti, nel 2023 sfiorerà la quota di 2.118.000. In termini assoluti, le situazioni più critiche si verificheranno nel Centro-Sud: a fare peggio di tutti le province di Napoli, Roma, Caserta, Latina, Frosinone, Bari, Messina, Catania e Siracusa dove si registreranno gli incrementi maggiori.

E Viterbo? Si piazzerà poco sotto: in 20esima posizione. Significa che la Tuscia chiude quest’anno con 12.124 disoccupati che si prevede saliranno a 13.209 nel 2023. Significa che 1.084 lavoratori perderanno il posto, con un incremento percentuale dell’8,9.

Secondo la Cgia, “sebbene non sia per nulla facile stabilire in questo momento i settori che saranno maggiormente interessati dalle riduzioni lavorative, pare comunque di capire che i comparti manifatturieri, specie quelli energivori e più legati alla domanda interna, potrebbero subire dei contraccolpi occupazionali, mentre le imprese più attive nei mercati globali tra cui quelle che operano nella metalmeccanica, nei macchinari, nell’alimentare-bevande e nell’alta moda saranno meno esposte.

Non solo, stando al sentiment di molti esperti e di altrettanti imprenditori, altre difficoltà – aggiungono gli esperti - interesseranno i trasporti, la filiera automobilistica e l’edilizia, quest’ultima penalizzata dalla modifica legislativa relativa al superbonus, potrebbero registrare le perdite di posti di lavoro più significative”.

Molti preoccupato si dice Mannino che ben conosce il tessuto economico locale. “Tolto il distretto ceramico – ragiona – sono le micro e piccole imprese a costituirne l’ossatura. L’aumento vertiginoso dei costi energetici sta mettendo al tappeto queste realtà, ma non solo. Addirittura, oltre alle aziende di dimensioni minori e ai commercianti, gli studi di professionisti iniziano ad essere in difficoltà e sono costretti a consorziarsi per pagare le bollette. Anche le modifiche al 110% volute dal governo Meloni avranno ripercussioni sull’unico settore che in questa fase trainava anche l’indotto”. La soluzione? “Non esistono ricette magiche. Occorrono politiche serie a partire – dice il segretario della Cisl – da progetti del Pnrr che siano legati al territorio e puntino a creare lavoro di qualità a medio e lungo termine”.

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