Montefiascone, alla Commenda il mistero delle mani d'argento dell'Osteria

Montefiascone, alla Commenda il mistero delle mani d'argento dell'Osteria
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Mercoledì 9 Luglio 2014, 19:55
All'antico borgo “La Commenda” venerd incontro con l’ archeologo Carlo Casi, direttore della Mastarna srl, ente gestore del Parco Naturalistico Archeologico di Vulci.



L’argomento della serata culturale - gastronomica sarà l’eccezionale reperto venuto alla luce, nella primavera del 2013, durante lo scavo effettuato nella necropoli etrusca dell’Osteria: fragilissime mani realizzate con una lamina in lega di argento e rame lavorata a sbalzo con una leggera foglia d’oro applicata sulle unghie di tre dita.



Gli Etruschi consideravano la morte come proseguimento della vita e, per questo, le loro tombe riproducevano la struttura delle loro abitazioni e caratterizzavano il sesso e il rango del defunto.



La “tomba delle mani d’argento” costituita da un lungo corridoio di accesso che immette in un atrio a cielo aperto sul quale si aprono tre camere funerarie, è databile intorno al 640 - 620 a. C. e doveva appartenere a personaggi di rango principesco.



Tra gli oggetti che componevano il corredo funebre sono stati rinvenuti, oltre alle “mani”, ceramiche, frammenti di lamine di bronzo, buccheri, set da vino e uno scarabeo turchese con sigillo egizio, testimonianza dei legami di Vulci con il Mediterraneo orientale.



Tale raffinato corredo, già presentato nella Mostra “Principi immortali. Fasti dell’aristocrazia etrusca a Vulci” allestita ad aprile nel Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia a Roma, dal 15 luglio al 14 settembre potrà essere ammirato a Vulci nella sede del Castello della Badia. La coppia di mani d’argento, il reperto più significativo del corredo funerario, apparteneva ad una statua in legno alta due metri, con il collo in osso, ricoperta da una veste decorata con placchette in oro e un mantello ornato da minuscoli bottoncini dorati. Doveva trattarsi di una specie di simulacro, in pratica una costruzione metaforica della potenza e immortalità del defunto.



Per gli ospiti dell’antico borgo “ la Commenda” dunque un cammino alla scoperta di antichi riti dell’aristocrazia etrusca che, nel momento della morte, delegava a statue polimateriche il compito di compensare simbolicamente la perdita della corporeità del defunto.



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