E gli unici 3 a non essere ritenuti parte della banda mafiosa che per più di due anni ha messo a segno oltre 40 attentati incendiari e intimidatori. Quel 25 gennaio finirono agli arresti tutti i membri del sodalizio mafioso viterbese per cui i pm Giovanni Musarò e Fabrizio Tucci hanno chiesto, nonostante il rito abbreviato che consente lo sconto di un terzo della pena, complessivamente 135 anni di carcere.
Pecci, Erasmi e Ionel sono stati rinviati a giudizio dal gup di Roma per estorsione aggrava dal metodo mafioso perché avrebbe usufruito (Erasmi e Pecci) dell’aiuto del sodalizio per risolvere questioni professionali o avrebbero aiutato (Ionel) il gruppo a mettere a segno il colpo. I due piccoli imprenditori viterbesi nel settore dell’artigianato dell’estetica da ormai un mese sono liberi con l’unico obbligo di non lasciare la città.
Il processo è stato programmato all’interno di Mammagialla per dare all’unico detenuto, Pavel Ionel ristretto a Torino, la possibilità di partecipare attraverso la teleconferenza.
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