Louvre, il restauro dell'ala della Regina d'Austria affidato a un’impresa di Oriolo Romano

L'artigiano è Maurizio Feliziani, per lui l’encomio del museo: «Un lavoro esemplare». Gismondi, presidente Cna: «Onorati di averlo con noi»

Louvre, il restauro dell'ala della Regina d'Austria affidato a un’impresa di Oriolo Romano
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Giovedì 8 Febbraio 2024, 05:20

«La selezione è stata tostissima, ma alla fine siamo dei privilegiati». Quando a qualcuno si consente – anzi: si chiede espressamente – di intervenire pesantemente sul tempio della cultura, allora vuol dire che si ha a che fare con qualcosa di più di una semplice eccellenza. Segnate il nome di questa impresa: Scagliole e stucchi d’arte di Maurizio Feliziani. È di Oriolo Romano, rigorosamente made in Tuscia. «Sono stati loro a essere chiamati per ristrutturare l’ala della Regina d’Austria al museo del Louvre, a Parigi. Con tanto di lettera di ringraziamento finale nero su bianco – dice Alessio Gismondi, presidente della Cna di Viterbo e Civitavecchia – un po’ come la lode e il bacio accademico per le lauree migliori. E noi siamo orgogliosi di averli nella famiglia Cna».

Lui è Maurizio Feliziani e questa è la sua storia. «Sono stato contattato a fine giugno 2023 – dice – perché c’era l’esigenza di ricostruire una sala in scagliola stucco e marmo, che è il nostro lavoro. Si tratta dell’ala della regina Anna d’Austria: andava rifatta come quelle già esistenti per dare un senso di continuità a quell’ala del museo, dove sono esposte le antichità romane». Il resto è già scritto: ha vinto la gara di appalto ad agosto, il 2 settembre ha iniziato i lavori d’urgenza perché le fasi di restauro erano partite già da due anni.

«Lì – spiega l’artigiano Cna – ci sono affreschi molto interessanti, noi abbiamo lavorato proprio sotto uno del Romanelli». Le coincidenze: due viterbesi in contatto a Parigi. «Ho formato una squadra con i migliori, compreso il nostro maestro Patrick Tranquart, 78 anni, che ci aveva insegnato questa tecnica. È stato un modo per restituirgli ciò che ci aveva trasmesso all’epoca, alla scuola di Venezia». Gli altri: il maestro Mauro Patrini, il professor Ermanno Poletti, insegnante di materie plastiche a Mantova, Emanuel Schelerau, formato dall’impresa di Oriolo Romano, e Sara Scarafoni, che a Parigi ci vive.

«Abbiamo ripreso perfettamente il rivestimento che era stato realizzato in origine nelle altre sale oltre cento anni fa: abbiamo rifatto lo stucco nello stesso colore, con le stesse tecniche e con la stessa marmorizzazione.

Cosa che chiedevano dal Louvre e che non risultava facile trovare. Abbiamo fatto delle campionature, che sono state approvate dal comitato scientifico, dal quale siamo stati seguiti ogni settimana. E alla fine sono stato anche onorato di ricevere una bella lettera con una nota scritta a mano dal direttore dell’Architettura del museo del Louvre, Arnaud Amelot». Ecco cosa dice: «Con tutto il nostro ringraziamento per questa operazione esemplare – si legge – svolta con serietà e professionalità». «Ci ha tenuto a salutarci – continua Feliziani – e con noi c’era anche Cinzia Pasquali, massima esperta dei dipinti di Leonardo».

La sala misura circa 156 metri quadrati, l’area è chiusa da tempo per ristrutturazione e la riapertura è prevista nei prossimi mesi. La preparazione? «Abbiamo trovato un sottofondo fornito dal museo, che noi siamo andati poi ad applicare, abbiamo impiegato circa cinque mesi, sei giorni a settimana, quasi 12 ore al giorno. Il lavoro ora è consegnato con tutte le relazioni ed è stato interamente approvato». Ora qualcun altro si occuperà del restauro della pavimentazione in marmo.

Differenze con un lavoro normale? «Facciamo corsi di formazione che riempiamo sempre, tanti arrivano dall’estero, dove c’è molto interesse. Le imprese che possono svolgere questo tipo di intervento si contano sulle dita di una mano a livello internazionale: all’estero concorriamo con una ditta inglese, in questo caso con altre due francesi. La selezione è stata tostissima, hanno fatto ricerche su tutti i componenti della squadra prima di farci entrare. Parliamo del Louvre, è stato un privilegio. Compresa una foto da soli con la Gioconda, cosa quasi impossibile. Per noi grandi differenze non ci sono, se non quelle di lavorare all’interno del Louvre, che è il tempio della cultura. Pertanto avevamo tutti gli occhi addosso, comitati scientifici, architetti. Ma alla fine – conclude Feliziani – sono privilegiato per aver lavorato in questo posto con un gruppo formato dai migliori». E poi, come si dice, Parigi val bene una messa.

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