Dunque, chi sono questi di Progetto popolare? Basta una rapida ricerca su internet per capire che almeno cinque candidati consiglieri appartengono al corpo della polizia penitenziaria. Qualcuno è in servizio al carcere femminile di Civitavecchia, altri a Roma. «Ma no – dice Tordella – gli agenti sono soltanto due. Gli altri sono tutti impiegati statali. E io sono non occupato». E allora, perché Latera? «Abbiamo scelto così. Ci veniamo a fare le passeggiate...», risponde l'aspirante sindaco. Fatto sta che lì nessuno li conosce: «Ma qualche voto è già assicurato. Se verremo a fare campagna elettorale? Quando organizzeremo qualcosa ve lo faremo sapere».
E Progetto popolare? «Puntiamo alle Regionali dell'anno prossimo. A queste amministrative corriamo in sedici comuni, tra Lazio, Molise e Abruzzo. Mio padre per esempio è candidato sindaco a Civitella Alfedena». Che sta in provincia de L'Aquila, ha 320 abitanti (Latera ne ha 933): il candidato sindaco di Progetto popolare è il 53enne Luca Tordella, papà di Marco e poliziotto della penitenziaria.
Ma perché tra gli agenti delle fiamme azzurre (ma anche delle altre forze di polizia) impazza tutta questa passione per la politica di provincia? I maligni dicono perché una candidatura vale 30 giorni di aspettativa retribuita, visto che non è permesso prestare servizio quando sono in campagna elettorale. E presentare una lista in un paese con meno di mille abitanti è facile, burocraticamente parlando: non serve raccolta firme. Un Marco Tordella provò, sempre con Progetto popolare (e sempre con lo stesso programma basato su “rispetto della legalità, trasparenzae dialogo”), a correre a Sambuci, nel 2014 e a Cineto Romano, nel 2016, piccolissimi centri della provincia di Roma. Prese rispettivamente 4 voti (0.70 per cento) e 3 voti (0.65). Stavolta a Latera le cose andranno meglio?
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