Botteghe storiche, artigiani, ambulanti, hobbysti. E ancora vin brulè e caldarroste. Tutto in casette di legno addobbate a tema. E poi spettacoli, intrattenimento ed eventi natalizi. Dopo un anno sabbatico, segnato anche da non poche polemiche con gli operatori del settore, il mercatino di Natale si ripresenta vestito a festa. Dall’8 dicembre al 7 gennaio sarà «in prevalenza» - queste le intenzioni di palazzo dei Priori - in via Marconi e piazza della Repubblica.
Non ci saranno dunque solo Viterbo Christmas, cinema all’aperto con coperte e cioccolata calda, musicisti itineranti, la filodiffusione, Willy Wonka con la fabbrica di cioccolato e i carolers in giro per il centro a intonare canti di Natale, come aveva inticipato su queste colonne il vicesindaco Alfonso Antoniozzi. Per le casette, la giunta Frontini aveva tentato prima la strada dell’appalto con affidamento triennale, ma vista l’assenza di risposte ha ritenuto di noleggiarne 22, da tre metri per due, da mettere a disposizione degli operatori economici. Nelle intenzioni dovrà essere un mercatino vivo, dove oltre alla passeggiata tra i banchi ci sarà spazio anche per l’intrattenimento. Questo sta cercando palazzo dei Priori, «l’organizzazione congiunta di spettacoli, intrattenimenti, eventi a tema natalizio», insieme alla «realizzazione di addobbi natalizi per l’area del mercatino e delle altre aree interessate dagli eventi, a fronte di un rimborso spese sostenute per un importo massimo di 40 mila euro».
A carico degli operatori saranno allacci elettrici per le casette, consumo di energia, sicurezza notturna degli stand, sicurezza e allestimento degli spazi da destinare a spettacoli e intrattenimenti.
Questo il dna del prossimo mercatino natalizio: il 30 per cento delle casette in legno dovranno essere affidate al settore alimentare, ovvero «prodotti dolciari e tipici da ricorrenza natalizia e non, nazionali o viterbesi, e di eccellenza della Tuscia», il 10 sarà riservato alla somministrazione di cibi e bevande, in altre parole alle «attività temporanee di piccola gastronomia e somministrazione di vin brulè, cioccolato caldo, crepes e caldarroste». Infine il grosso del pacchetto da scartare: il 60 per cento sarà da individuare tra artigiani, ambulanti, hobbyisti e botteghe storiche, per le quali il Comune ha approvato tempo fa un apposito elenco. Questo, sottolinea la giunta, da assegnare «per quanto possibile in modo equilibrato».