Erano 1.200 secondo la questura, 1.500 per la polizia locale. Comunque tanti i partecipanti alla marcia arcobaleno che da via delle Fortezze a Valle Faul ha attraversato la città con musica, colori, bandiere. Presto per dire se la manifestazione sia stata in grado di far uscire Viterbo dal Medioevo, come si proponeva lo slogan dell’evento. «Ma già essere qui per la prima volta è un successo», dichiaravano gli organizzatori alla partenza.
«Sembrava impossibile - ha detto al microfono Pietro Turano, uno dei testimonial con la t-shirt “ciao medioevo” - tante persone nate e cresciute qui ci dicevano che non si sarebbero mai aspettate un pride a Viterbo, persone che sono dovute scappare. È sembrato impossibile anche a noi in questi mesi. Tante associazioni hanno lavorato perché questo potesse accadere».
I partecipanti sono arrivati alla spicciolata: famiglie venute da fuori, come quella di Antonio e Milena con i loro tre figli piccoli. Sono di Napoli, ma risiedono ad Anguillara. A Viterbo per i Lazio Pride sono venuti in treno, per loro è la prima volta nella città dei Papi, ma anche a un pride: «Siamo venuti perché volevamo manifestare il nostro supporto alla comunità Lgbt». C’è chi solidarizza a modo suo. Paolo per esempio è arrivato da Vetralla e per l’occasione ha sfoggiato una maglietta che non lascia spazio ad equivoci: «A me piace la patata ma sostengo la parata»
È declinato in chiave gayfriendly su un manifesto a tinte rosa pure il motto dei Facchini: “Semo tutti de ’un sentimento”.
E ha rivendicato: «Siamo persone con identità orgogliosamente non conformi alla norma. Non arretreremo di un centimetro sui diritti. Essere qui oggi è un atto politico. Non c’è niente da festeggiare finché ogni individuo non sarà libero di autodeterminarsi. Mi auguro una Viterbo nuova, libera, inclusiva, da cui non dover scappare». L’arcobaleno è stampato ovunque. Tra i più attesi il vicesindaco Alfonso Antoniozzi, ma senza dichiarazioni: «È una festa», il commento. Tra i politici Massimo Erbetti e il vicepresidente della Provincia Pietro Nocchi.
Le associazioni: Arci, Cds Tuscia con il manifesto “Amore senza confini”, gli studenti in piazza “per un’università che tuteli le diversità”. E ancora il drammaturgo Gian Maria Cervo. «Non siamo alieni», ha detto Alice Castri, discriminata ai tempi del liceo. «Siamo sopravvissuti a 40 anni di lotta, siamo noi la storia dell’Italia», ha aggiunto Franco Grillini, rappresentante storico della comunità Lgbt: «Deve essere pride tutto l’anno».