Il Genio si presta, per dimensioni, per logistica, per storia. Vero è che l’impianto è stato riaperto è riutilizzato, ma sempre a singhiozzo e con risultati non esattamente confortanti. Francesco Ferretti, patron del Tuscia Village e attuale gestore del Genio, è determinato a «cambiare verso»: «Vorremmo che il teatro tornasse agli antichi fasti, ma senza stravolgerne l’aspetto. E’ bello così. Nostra intenzione è dare continuità e nuovo smalto alla struttura che rappresenta un patrimonio di Viterbo e dei viterbesi. Ci stiamo lavorando». Ferretti non vuole e non può aggiungere di più perché è in corso una trattativa discreta con l’amministrazione comunale (proprietaria dell’immobile) e con altri soggetti che dovrebbero contribuire alla rinascita. I tempi? Il titolare del Tuscia Village non si sbilancia: «Tra un mese potremo essere più precisi. Certo vorremo chiudere l’intera partita entro quest’anno, al più tardi all’inizio del prossimo».
Intanto i viterbesi sono costretti a migrare dopo la chiusura a raffica delle sale cittadine. Il Tuscia Village è diventato, per necessità, il riferimento dei cinefili del capoluogo e non solo. Lì la crisi non si è fetta sentire. O quasi. In quattro anni di vita le presenze registrate sono state 700.000, una media di 175.000 all’anno. «Certo - spiega Ferretti - l’andamento è altalenante, dovuto alle stagioni e agli avvenimenti di rilievo, per esempio i Mondiali di calcio. Ma ci difendiamo». Dunque, niente crisi? «No, semmai c’è molta più attenzione ai biglietti scontati che vengono staccati il mercoledì, ma talvolta anche in altri giorni». E i gusti? «Neppure quelli so cambiati: i viterbesi amano soprattutto la commedia all’italiana. Comunque premiano la qualità».
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