Dennis si arrende, il suo bar chiude "per razzismo"

Dennis si arrende, il suo bar chiude "per razzismo"
di Maria Letizia Riganelli
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Mercoledì 1 Novembre 2023, 05:20

Dennis si arrende. Il suo bar, aperto meno di un anno e mezzo fa a San Faustino, chiude per sempre. Non ce la fa più a sopportare il razzismo dilagante, le continue lamentele dei residenti e le visite delle forze dell’ordine che fanno scappare a gambe levate tutti i clienti. «In questi mesi ho cercato di resistere - dice Dennis Edegbe -. Resistere alle continue chiamate alle forze dell’ordine da parte di alcuni residenti del quartiere, resistere agli insulti razzisti che ho dovuto subire, resistere alla chiusura del mio bar, il Denco Africa Bar per 15 giorni. Purtroppo non riesco più ad andare avanti e ho deciso di chiudere il locale».

Dennis non si limita ad abbassare la saracinesca, ma dalle sedute azzurro mare del suo piccolo bar prende coraggio e racconta la sua storia. Accanto a lui l’avvocato Giacomo Barelli e un gruppo di clienti affezionati, viterbesi che hanno scoperto l’accoglienza e la cucina nigeriana di un posto che odora di spezie e visi con gli occhi grandi. Una storia che racconterà anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Scriveremo e racconteremo - ha spiegato l’avvocato Barelli - una storia finita male, dove non sono stati rispettati i principi costituzionali». L’avvocato è presente al fianco di Dennis semplicemente per spiegare alcune procedure e tutelarlo. «Sottolineo - spiega Barelli - che lui non ha alcun procedimento aperto, al contrario di quello che è apparso su un blog diffamante di cui non voglio nemmeno fare il nome».

La storia 
«Sono arrivato a Viterbo 7 anni fa, non ho mai avuto problemi con nessuno.

Badavo, e bado ancora, alla mia famiglia. Ho pensato che qui non c’era un locale per noi africani, dove mangiare e stare insieme. Così ho deciso di farlo io». Una decisione che porta subito una valanga di problemi. «Ho ristrutturato questo locale, in via Signorelli dove prima c’era un negozio di frutta e verdura, ogni volta sorgeva una procedura nuova». E quando cappa, scarico e bagni sono tutti a norma e può iniziare a ricevere clienti, partono i problemi di convivenza con i residenti del quartiere. La musica, l’orario di chiusura e le persone che fumavano fuori al locale sono diventate questioni insormontabili . «Fin da subito mi dicevano che dovevo andare via - racconta -, mi lanciavano insulti per strada. Io ho provato a spiegare che lavorare per me era fondamentale per mantenere la famiglia. Ma non è andata bene. Parcheggiavano la macchina davanti all’ingresso e quando uscivo per chiudere mi rivolgevano insulti razzisti».

Nonostante Dennis abbia ottenuto la licenza per la somministrazione e quella per la musica il comitato dei residenti ha continuato a chiedergli di non prolungare l’orario di apertura oltre le 20 e in casi particolari le 22 e di abbassare la musica. «E ovviamente ogni volta mandavano i controlli delle forze dell’ordine. E per una rissa avvenuta nella piazza mi hanno fatto chiudere 15 giorni. Io non c’entravo niente». Dennis ha perso soldi, fiducia e un sogno nel cassetto. Ora perde una città che forse non l'ha mai conosciuto.

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