Grano, mais, mandorle e nocciole: la lista dei danni da maltempo è lunga e Coldiretti è pronta a chiedere lo stato di calamità per il Viterbese. La folle primavera del 2023 e la violenza delle precipitazioni che stanno interessando l’inizio di giugno, dopo non avere risparmiato maggio con bombe d’acqua cadute su tutta la provincia, presentano il conto agli agricoltori. Un conto salato, spiega il presidente di Coldiretti Viterbo Mauro Pacifici: «Frutta e ortaggi distrutti dalla grandine, grano abbattuto, foraggi per l’alimentazione degli animali perduti, colture affogate nei campi finiti sott’acqua per i nubifragi. Le previsioni per le prossime settimane parlano di un’inversione di tendenza, dovrebbe smettere di piovere ma i danni ormai sono fatti».
Danni che interesseranno i raccolti «le trebbiature si sono fermate e siamo in ritardo di almeno un paio di settimane sulla tabella di marcia» aggiunge Pacifici, e ripercussioni avranno anche per l’allevamento. «La pioggia di maggio ha rovinato la qualità del fieno e finora se n’è raccolto poco», spiega ancora Pacifici, fieno che alla base dell’alimentazione dei bovini da latte e, di conseguenza, uno degli elementi chiave per la produzione di formaggio e carne. «Davanti a questa lunga serie di problemi chiedere lo stato di calamità è un passo necessario: sono molte le aziende del territorio che rischiano di andare in profonda difficoltà – continua Pacifici – nessuna coltura è uscita indenne da questa primavera».
Le violente precipitazioni non hanno risparmiato neanche il settore vitivinicolo, e stanno creando un ambiente che potrebbero favorire la diffusione della peronospora, una malattia fungina, che può causare gravi danni alle viti e compromettere a capacità produttiva dei vigneti e, con essa, la tenuta economica delle aziende e delle strutture cooperative che operano nel comparto. «Malattie – precisa Pacifici -che sono trattate in maniera rapida ed adeguata sono in grado di intaccare in maniera irreversibile il prodotto».
Sotto il profilo meteo gli ultimi tre anni sono stati molto complicati per gli agricoltori.