Crisi nera per le castagne della Tuscia: sale la produzione ma crollano le vendite

Crisi nera per le castagne della Tuscia: sale la produzione ma crollano le vendite
di Luca Telli
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Domenica 23 Ottobre 2022, 05:25 - Ultimo aggiornamento: 16:07

Magazzini pieni e ordini fermi, crisi nera per la castagna dei Cimini. Sovrapproduzione, temperature sopra la media ed aumento dell’inflazione tra le cause del crollo. «Non riusciamo a vendere– spiega Giuliano Filippi, grossista di Canepina -. E quello che più ci preoccupa è che il mercato è paralizzato ovunque: la nostra azienda è attiva in Italia ed in Europa, dalla Sicilia alla Germania per capirci eppure, ad oggi, ogni porta sembra essere chiusa».

Una situazione che si fa più pesante con il passare dei giorni «perché più passa il tempo e più sale il pericolo di invenduto con tutto quello che comporta in termini di perdita economica» e che coglie i produttori impreparati. «Non ci aspettavamo una flessione del genere – conferma Filippi -. Non parliamo di un calo del 20 o 30 per cento ma di una percentuale che supera la metà». Un dramma al quale si unisce la beffa per l’entusiasmo successivo alle prime settimane di raccolta, quando la stagione sembrava incanalarsi per il verso giusto con le previsioni di un aumento della produzione rispetto al 2021 confermate nonostante la pesante crisi idrica che ha colpito il territorio.

Spiega Filippi: «il prodotto è più piccolo perché le piante sono state stressate dalla situazione climatica, ma ce n’è in abbondanza». Superare la crisi, così come trovare altri canali di vendita a stretto giro, non è semplice e dipenderà solo in parte dalle contromisure che le imprese sapranno adottare. «C’è il mercato della farina di castagne – continua Filippi - ma è poco remunerativo ed insufficiente a coprire i costi.

Purtroppo questa è una crisi con almeno tre teste». Il primo ostacolo è la sovrapproduzione sul territorio italiano: l’aumento dell’offerta di un bene (la sua maggiore disponibilità rispetto alla domanda) ha il duplice effetto di abbassare i prezzi e aumentare le difficoltà di vendita ai consumatori diretti.

«In secondo luogo c’è la questione climatica – continua Filippi -. L’ondata di caldo anomalo che stiamo vivendo ormai da un mese sta ridisegnando la domanda: sul mercato è cresciuta la richiesta per frutta estiva. Le castagne sono un prodotto autunnale: necessitano di una cottura ed i consumatori non sono invogliati a questo tipo di acquisto». Ultimo aspetto, quello legato all’aumento dell’inflazione e alla crisi energetica: «è chiaro che se la spesa quotidiana diventa un lusso, se continuano ad arrivare bollette astronomiche, le famiglie devono tagliare da qualche parte – aggiunge Filippi -. Le castagne, come decine di altri prodotti, hanno un costo che non tutti possono voler sostenere».

Davanti ad una situazione del genere cruciali diventano le prossime settimane: «Speriamo che l’autunno si decida ad entrare e qualcosa cambi. Alti livelli di invenduto possono mandare in crisi le aziende».

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