"Colosseo" di Viterbo, il Comune ha ragione: è la Polo Nord a dover smaltire i rifiuti abbandonati "pericolo per la pubblica incolumità"

"Colosseo" di Viterbo, il Comune ha ragione: è la Polo Nord a dover smaltire i rifiuti abbandonati "pericolo per la pubblica incolumità"
di Renato Vigna
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Venerdì 23 Febbraio 2024, 05:20 - Ultimo aggiornamento: 18:23

È la società Polo Nord a dover rimuovere e smaltire tutti i rifiuti abbandonati da anni nel complesso lungo la Tuscanese, evitando inoltre che chiunque possa introdursi nel perimetro. Il famigerato “Colosseo”, eco-mostro che sorge proprio alle spalle del Tribunale di Viterbo, abbandonato come una carcassa di un gigante alle porte della città in mano a seguito di contenzioso con gli istituti creditori, continua a far parlare di sé.

In questo caso, lo scontro è tra la proprietà e il Comune di Viterbo. I fatti risalgono al 2019, quando sindaco era Giovanni Arena. Oggetto del contendere una ordinanza emanata dal primo cittadino a gennaio di 5 anni fa con cui alla società veniva intimato di rimuovere e smaltire i rifiuti depositati all’interno dell’area di sua proprietà. Tra le prescrizioni intimate da Palazzo dei Priori, anche la messa in sicurezza dei cumuli di immondizia varia “entro 5 giorni, coprendoli con teli impermeabili fino alla rimozione da parte di ditta specializzata”. Inoltre, il sindaco chiedeva di “rimuovere e avviare allo smaltimento i rifiuti entro 20 giorni, previa caratterizzazione degli stessi” nonché di attivare le procedure previste dalla normativa sulla bonifica dei siti contaminati in caso di superamento dei valori di concentrazione.

Ma non finisce qui: Arena pretendeva che venisse effettuata “entro 5 giorni, la pulizia della vegetazione intorno al canale per evidenziare l’eventuale contaminazione delle acque superficiali” e “di trasmettere all’amministrazione apposita comunicazione di ottemperanza correlata dell’attestazione di corretto avvio a smaltimento dei rifiuti”.

Insomma, il Comune aveva stabilito una serie di interventi da parte della proprietà dell’area affinché venisse scongiurato ogni rischio per la salute e l’incolumità pubblica.

Ma la Polo Nord non ha accettato le prescrizioni, presentando ricorso al Tar. Secondo i giudici, però, la Polo Nord nel ricorso “non ha negato di aver conservato la materiale disponibilità del fondo fatto oggetto dell’abbandono dei rifiuti e, dall’altro, non ha revocato in dubbio che, come accertato nel corso del sopralluogo dell’Arpa Lazio e della polizia locale del 30.10.2018, la recinzione metallica delimitante l’area di cantiere fosse stata rimossa, così consentendo a chiunque di accedere nel terreno ed abbandonarvi incontrollatamente rifiuti anche inquinanti”.

Il Tar infine sottolinea che “nessuna parola veniva spesa, invece, per contestare il rinvenimento di rifiuti di diversa natura acclarato in occasione del sopralluogo compiuto (anche alla presenza del legale rappresentante della società ricorrente) il 12.11.2018 né per confutare le risultanze del sopralluogo avvenuto il precedente 30.10.2018, dalle quali risultava che la recinzione metallica dell’area di cantiere era stata divelta, dando la possibilità a chiunque di accedervi e costituendo, quindi, un motivo di fondato pericolo per la pubblica incolumità”. Ricorso respinto e società condannata a pagare 3mila euro di spese processuali in favore del Comune di Viterbo.

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