“Attuazione della delega di cui all’articolo 10 della legge 7 agosto 2015, n. 124, per il riordino delle funzioni e del finanziamento delle camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura”: questo il tema del decreto. Cosa cambia? Le Camere di Commercio saranno ridotte da 105 a un massimo di 60 – e così anche il numero di amministratori – con almeno una per Regione a rimanere in vita. Latina il 16 novembre ha già deliberato per l’accorpamento con Frosinone. E Rieti ha fatto altrettanto lunedì per stare insieme a Viterbo, la cui giunta ieri ha adottato lo stesso atto. E oggi è passato anche in consiglio camerale.
L’unione si rende necessaria perché per restare in piedi bisogna avere almeno 75 mila imprese iscritte. In caso contrario si procede con gli accorpamenti fino ad arrivare a 60 totali entro 180 giorni dall’entrata in vigore del decreto. La decisione finale spetterà sempre al ministero dello sviluppo economico, che però terrà in considerazione tutte le unioni effettuate prima di sabato. Anche se la delibera di oggi non è vincolante.
Se l’operazione andrà in porto, la sede spetterà comunque a Viterbo, essendo la più grande: la giunta si riunirà qui. Per il presidente invece si ricomincia tutto daccapo: si portano i numeri, si vedono quanti seggi si hanno, poi si presentano i consiglieri. E si ricomincia a ragionare per associazioni. Teoricamente si potrebbero mettere d’accordo anche per eleggere un presidente di Rieti. Sulla carta può cambiare tutto, dunque. Come niente: l’attuale inquilino di via Fratelli Rosselli, Domenico Merlani, potrebbe essere riproposto alla guida dell’ente camerale.
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