Secondo l’accusa, se il bagno della clinica Santa Teresa fosse stato attrezzato con dei maniglioni, forse l’anziano non si sarebbe fratturato il femore cadendo e se in ospedale gli fosse stata fatta una precoce trasfusione quando è crollata l'emoglobina, invece di aspettare ulteriori analisi, avrebbe avuto una chance di sopravvivenza. Ma per la difesa la dottoressa, un’ortopedica della mano di reperibilità, non poteva decidere da sola: “Non era lei ad avere in cura il paziente e, quando si presentata l'emergenza, non è andata all’impronta – ha sottolineato l’avvocato Massatani – si è attenuta ai consigli degli specialisti, ovvero del cardiologo e del rianimatore, immediatamente interpellati, che, temendo un infarto, hanno ritenuto di aspettare l’emocromo prima di fare la trasfusione, perché nel caso sarebbe stata controindicata”.
La difesa Angelucci ha invece spiegato come non sarebbero bastati i maniglioni nel bagno della camera a evitare la caduta dell’anziano: “Sono concepiti per chi sta in carrozzina, mentre il paziente era in piedi ed è caduto a causa di un capogiro. Era autosufficiente, anche se si aiutava con un bastone, e al suo ingresso alla Santa Teresa non c’erano indicazioni che dovesse essere accompagnato”.
Ironia della sorte, il paziente era stato inviato alla clinica per una sospetta pleurite dall'ospedale di Belcolle, a causa della carenza di posti letto. Nessuna possibilità di appello per i familiari: la sentenza del giudice Silvia Mattei è arrivata oggi ad appena tre mesi dalla prescrizione.
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