La Regione replica con una nota asettica in cui ricostruisce la storia dell’emergenza, «che si trascina dal 2001 – si legge - anno in cui è stata recepita la direttiva poi sottoposta a richiesta di deroghe da parte del governo». Si difende quando spiega che sono stati stanziati 36 milioni per i dearsenificatori e altri «tre per l’affiancamento gestionale per sei mesi, sostenendo anche i costi per la sostituzione del materiale filtrante in corso di esaurimento». La novità arriva alla fine. «Siamo rivolti a una nuova prospettiva infrastrutturale – conclude la Regione - una progettualità che riguarda un territorio vasto e variegato sul profilo geologico. Si è deciso di impegnare fondi europei per 110 milioni anche per opere finalizzate a dare un assetto più stabile e definitivo, creando nuove connessioni tra acquedotti per le miscelazione di acque provenienti da siti diversi, così da addolcire la presenza di arsenico».
Sono il triplo di quanto stanziato per gli impianti.
L’ultima bordata, politica, la lancia il sindaco di Tarquinia, Mauro Mazzola, a Sabatini. «Ci spieghi perché l’ex presidente Renata Polverini, allora commissario straordinario per l’emergenza, non ha mosso un dito». Infine Talete: oggi non si voterà nulla, per bilancio e nuovo cda si attende l’assemblea dei sindaci di giovedì prossimo.
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