Agricoltura, allarme lavoro nero nel Viterbese. La denuncia della Cisl: «Oltre 2.500 al nero, rischio caporalato»

Alcuni braccianti al lavoro nei campi
di Federica Lupino
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Giovedì 14 Settembre 2017, 16:40
Quello agricolo nel Viterbese è storicamente uno dei settori trainanti dell’economia. I più recenti dati della Camera di Commercio lo dimostrano con chiarezza: tra la fine del secondo trimestre 2017 e lo stesso periodo dell’anno 2016,  il comparto, che rappresenta il 31,5% del totale delle imprese, è cresciuto: le aziende nel periodo considerato sono aumentate dell’1,5%. E i lavoratori? Qui bisogna distinguere tra quelli in regola e quelli che vengono impiegati al nero senza lasciare alcuna traccia. E sono parecchi. Lo dimostra uno studio della Cisl che, dati alla mano, chiede che venga subito istituita a Viterbo una cabina di regia da insediare all’Inps per combattere il fenomeno del caporalato. Già, perché dove c’è lavoro irregolare spesso c’è lo sfruttamento: non avviene solo nel sud Italia, anzi.

“Da una nostra verifica per fotografare la situazione nella provincia – spiegano Fortunato Mannino, segretario della Cisl, e Claudio Tomarelli, responsabile della Fai - sono presenti negli elenchi anagrafici dell’Inps circa 6.140 braccianti stagionali. Gli operati a tempo indeterminato sono invece appena 730, mentre gli impiegati totale raggiungono le 132 unità. Ma dai dati in nostro possesso risulta che i lavoratori al nero sono circa 2.500. Numeri che potrebbero alimentare il fenomeno del caporalato anche nella Tuscia”.  Ed è per questo che la Cisl chieda si intervenga: “La lotta allo sfruttamento e al lavoro irregolare è un passo importante per rilanciare il settore che ha potenzialità enormi, sia in termini di crescita che di occupazione”, dicono i sindacalisti.

Come fare per contrastare il sommerso?  “Come stiamo facendo nel resto del Lazio – propongono Mannino e Tomarelli - chiediamo il coinvolgimento anche a Viterbo dell’assessorato all’Agricoltura e al Lavoro, delle associazioni datoriali di categoria, delle organizzazioni sindacali, dell’Inps, dell’Ispettorato del lavoro, dei Centri per l’impiego, degli Sportelli unici per l’Immigrazione, degli enti bilaterali, delle aziende agricole virtuose ben strutturate che non hanno riportato condanne penali in violazione delle norme sul lavoro, delle forze dell’ordine e del prefetto. Tutti soggetti che vorremmo parte attiva in seno a una cabina di regia da insediare all’Inps, come prevede la legge di contrasto del lavoro nero”. Un tavolo che la Cisl chiede venga attivato per vigilare in tutto il comparto della provincia, far applicare la legge contro il caporalato e inasprire le misure contro il sommerso.

“La cabina di regia – continuano dalla Cisl - dovrà orientare le ispezioni e governare il mercato del lavoro agricolo, ancora troppo frammentato e con poche regole. Le imprese e il sindacato di categoria devono lavorare insieme per sconfiggere le aziende che non rispettano le regole, costruendo di concerto con le istituzioni una strategia comune per ridare dignità ad un settore straordinario, volano di sviluppo”. Insomma, un organismo che agisca per punire chi non rispetta le regole e garantire la sicurezza dei lavoratori. “Il tavolo dovrà servire – concludono - a rilanciare il settore, a salvare le aziende sane che fanno buona occupazione e che rispettano le regole e soprattutto a sconfiggere quelle forme di sfruttamento che in un paese civile non possono più verificarsi”.
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