Roma, svelata la prima reggia di Nerone sul Palatino

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di Laura Larcan

Si scendono i gradini per almeno dieci metri di profondità, la temperatura cambia, l'umidità si fa pungente, e il Palatino svela un tesoro praticamente sconosciuto di marmi colorati sui pavimenti, di volte affrescate con scene omeriche e rivestimenti di luminose paste vitree, di ninfei e colonne, di pareti con raffigurazioni vegetali, e persino un graffito che riproduce un uccellino. Siamo nella Domus Transitoria, la prima reggia di Nerone, concepita con la grandiosità dei sovrani ellenistici e lo sfarzo dei faraoni dell'antico Egitto, e vissuta per una decina di anni dall'imperatore (come casa di passaggio dal Palatino all'Esquilino), fino all'incendio del 64 d.C. che ne decretò la sorte. Sulle sue murature, infatti, Nerone fece costruire la più famosa Domus Aurea. Poi, sotto la scure della damnatio memoriae, tutto fu seppellito.

Ma di una cosa gli archeologi sono sempre più convinti, dopo ben dieci anni di faticoso restauro: che tutto il lusso e l'estro architettonico della leggendaria Domus Aurea derivino dalla prima reggia di Nerone. «Probabilmente lo stesso Fabullo, il pittore citato da Plinio per la Domus Aurea, ha messo mano in questa prima dimora», riflette l'architetto Maddalena Scoccianti che ha diretto il restauro. Date a Nerone quel che è di Nerone, allora. E lo spettacolo è da vertigine. Per la prima volta, da oggi, la Domus Transitoria apre al pubblico. Un traguardo per la direttrice del parco archeologico del Colosseo Alfonsina Russo che con un accordo con il Museo archeologico nazionale di Napoli è riuscita a far tornare a casa, per un lungo prestito, gli affreschi originali della reggia staccati dai bulimici Farnese subito dopo la scoperta nel 1721 e confluiti nelle collezioni borboniche. Un colpaccio, per comprenderne tutta la bellezza: «Una prova tecnica di quella che sarà poi la Domus Aurea», commenta la Russo.

Addirittura, l'ipotesi che prende corpo è che alcune porzioni di decorazioni siano state staccate per essere riallestite nella Domus Aurea: «Troppo preciso, accurato il taglio della spoliazione», riflette la Scoccianti. Il percorso sotterraneo, articolato in oltre 800 metri quadrati, lascia scoprire «il padiglione estivo per i lussuosi banchetti di Nerone - racconta l'archeologo Alessandro D'Alessio - che si affacciava su un ninfeo di cascate e giochi d'acqua articolati su una fronte-scena teatrale». Acqua e luce, sono il leitmotiv. La sorpresa la regala la sequenza di ambienti, con vaste porzioni di pitture. Stanze che hanno svelato un raffinato sistema ingegneristico di isolamento termico. Fino al mistero della grande latrina da oltre 50 posti. L'ipotesi è che fosse al servizio degli operai-schiavi impiegati nell'impresa edilizia della Domus Aurea, che come la precedente dimora si estendeva dal Palatino all'Oppio. A rendere ancora più suggestiva la visita, sono le installazioni multimediali curate da Stefano Borghini: visori 3D e proiezioni che raccontano con rigore scientifico l'antico padiglione di Nerone. Una chicca, il videomapping curato da VisivaLab di Riccardo Auci che svela le decorazioni vegetali riscoperte dal restauro.

Visite per gruppi di 12 persone, su prenotazione, dal venerdì al lunedì, con biglietto Foro-Palatino Super da 16 euro, informazioni allo 0639967700.