Genovese: "In un cinema a Milano ho capito che Il Primo giorno della mia vita è un film utile"

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L'Interrogazione del Messaggero stavolta tocca a Paolo Genovese: solo al cinema (con Medusa e in oltre 400 copie) esce Il Primo Giorno della mia Vita, tratto dal romanzo che lo stesso Genovese aveva pubblicato per Einaudi nel 2018. Oggi sarà con il cast in tour per le sale romane ad aprire il weekend all'Uci Maximo, all'Eden, al Giulio Cesare e al Lux.

Doveva essere il primo film americano dell'autore di Perfetti Sconosciuti e Immaturi. "Il Covid ha cambiato i piani: avevo scritto la storia ambientandola a New York, sono vissuto lì per tre mesi  - dice mentre guarda il mappamondo che gli consegnamo per scegliere un punto sulla terra - e solo lì mi sono sentito a casa come mi sento a Roma. E' una città di cui ti senti subito citadino, dove convergono le energie del mondo e dove poteva esserci un angelo come quello interpretato da Servillo".

Il tema del film è la seconda chance. "Mi ha ispirato un documentario americano: un regista mise una cinepresa per un anno sul Golden Gate di San Francisco, il ponte con maggior numero di suicidi del mondo. A quelli che buttandosi si salvavano chiedeva cosa avessero provato nei 7 secondi, tanto ci si impiega, prima dell'impatto nelle acque. E tutti parlavano di pentimento per la scelta fatta". 

Genovese dilata in sette giorni quel tempo offerto ai quattro suicidi Valerio Mastandrea, Margherita Buy, Sara Serraiocco e il piccolo Gabriele Cristini. "Volevo girare un film sulla speranza, ma anche mettere i piedi in un tabù quello della scelta estrema che si è preso rarissimamente al cinema: tutti mi parlano di "La vita è meravigliosa", ma lì il suicida guarda e dà un senso al suo passato; qui i miei candidati ad una nuova vita possono sbirciare cosa gli potrebbe riservare il futuro".

Con Genovese l'Interrogazione vola dalla saga di Immaturi ("ritrovo una lavagna dopo quella storia di scuola rivissuta venti anni dopo") ai 25 remake di Perfetti Sconosciuti che - finalmente - diventa una piece teatrale: "Stiamo provando all'Ambra Jovinelli (nel cast Paolo Calabresi e Dino Abbrescia, ndr): la mia prima regia teatrale, dovevo farlo. Quello era un film che poteva correre per l'Oscar", sospira un po'. Dall'esperienza americana mancata del "Primo giorno..." (Giamatti poteva essere uno del cast) all'America che ama l'Italia: "Ho finito di girare per Disney una serie sui Leoni di Sicilia della Auci: gli americani sono affascinati dal cinema italiano e dalle storie italiane. E questa è una storia positiva di una grande famiglia italiana".

Torna sul suo film e su un dibattito dopo la presentazione al pubblico milanese: "Eravamo all'Anteo e in una sala piena alla fine della proiezione una signora si è alzata in piedi e ci ha rivelato di essersi trovata vicina al momento del suicidio per la depressione che ha. Il pensiero del dopo mostrato ai protagonisti, ci ha detto, forse le cambierà la prospettiva di vita, il punto di vista. E' stato emozionante sentirglielo dire".