Torino, attivisti italiani arrestati in Turchia: «Abbiamo subito violenze di ogni tipo»

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(LaPresse) “Abbiamo subito violenze di ogni tipo, principalmente legate a percosse, ma anche di natura psicologica, nel corso delle quasi 60 ore di detenzione in due caserme”. Sono le parole di Luigi, uno dei cinque attivisti torinesi arrestati il 12 ottobre scorso a Sanliurfa, in Turchia. I giovani, due ragazzi e tre ragazze, dallo studio dell’avvocato Gianluca Vitali a Torino, raccontano di tante violazioni dei diritti umani che hanno subito durante la detenzione in due strutture simili, dicono, a dei centri per il rimpatrio. I cinque facevano parte di una delegazione arrivata in Turchia il 7 ottobre per partecipare a degli incontri sulla democrazia tenuti dal partito HDP, il partito della sinistra turca che ha anche esponenti in parlamento. In uno di questi incontri, una conferenza stampa per denunciare i bombardamenti che erano avvenuti in Rojava, sono stati circondati dalla polizia turca. "Ci hanno accusati di aver fotografato un'operazione di polizia e poi di aver preso parte a un meeting non autorizzato” dice Luigi. Gli attivisti sono stati condotti in un bus e poi portati in una caserma, dove la polizia ha sequestrato i cellulari e alcuni effetti personali, prima di dare inizio a delle vere e proprie violenze: privazione del sonno, interrotto da continui interrogatori, a volte condotti da non meglio identificati ‘psicologi’ o ‘medici’; calci e pugni durante ripetute perquisizioni in camerini, lontani delle telecamere di video sorveglianza. “Sentivamo le urla dei nostri amici" aggiunge Lucia. Come se non bastasse, il giorno successivo sono stati portati in un altro centro di detenzione quasi al confine con la Bulgaria, a oltre 15 ore da dove si trovavano. “La situazione è drammatica, ci sono le bandiere dell’Europa vicino a quelle turche” aggiunge Luigi. La vicenda si è conclusa solo quando i ragazzi hanno firmato dei fogli di ‘rimpatrio volontario’ e, dopo ulteriori 8 ore di attesa in alcuni sgabuzzini dell’aeroporto di Istanbul, gli attivisti sono stati messi su un volo per Milano Malpensa ed è stato verbalmente vietato loro di ritornare in Turchia.