Vaticano, nel duro scontro conservatori-progressisti «serve trovare un compromesso» suggerisce il cardinale Cantalamessa

Vaticano, nel duro scontro conservatori-progressisti «serve trovare un compromesso» suggerisce il cardinale Cantalamessa
di Franca Giansoldati
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Venerdì 3 Marzo 2023, 12:03

Città del Vaticano - Progressisti contro conservatori e viceversa: anche ai tempi degli apostoli le dinamiche che oggi scuotono la Chiesa di Papa Francesco erano sostanzialmente le stesse. «I conservatori del tempo rimproveravano a Pietro di essersi spinto troppo oltre, andando dal pagano Cornelio; Paolo gli rimprovera di non essersi spinto abbastanza oltre». Il parallelo storico, ciclico e continuo, è stato fatto dal cardinale Cantalamessa nella prima predica di quaresima rivolta alla curia mentre da tempo si confrontano due opposte visioni, una riformatrice e sostenitrice di aperture sul fronte delle coppie gay, del sacerdozio femminile, della democratizzazione nelle nomine episcopali. L'altra, invece, propensa a tutelare e custodire il Magistero che finora ha prevalso basato sul Vangelo. «Pietro appare chiaramente come il mediatore tra Giacomo e Paolo, cioè tra la preoccupazione della continuità e quella della novità. In questa mediazione, assistiamo a un incidente che ci può essere di aiuto anche oggi. L’incidente è quello di Paolo che ad Antiochia rimprovera Pietro di ipocrisia per aver evitato di sedere a tavola con dei pagani convertiti (…) Il ruolo di mediatore che Pietro esercitò tra le opposte tendenze di Giacomo e di Paolo continua nei suoi successori» ha spiegato il predicatore della Casa Pontificia.

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La morale di questa riflessione articolata è di non drammatizzare troppo e considerare che le diverse posizioni sulle riforme da fare fanno parte di sensibilità differenti che anche durante il Concilio Vaticano II affiorarono con forza.

Sicchè la via delle novità sulla quale spingono tanti episcopati, primo tra tutti quello tedesco, non deve necessariamente portare a spaccature o allontanamenti, ma a confronti costruttivi capaci di sfociare in una sintesi. Parola d'ordine: arrivare a un compromesso.

«L’esempio della Chiesa apostolica non ci illumina soltanto sui principi ispiratori, cioè sulla dottrina, ma anche sulla prassi ecclesiale. Ci dice che non tutto si risolve con le decisioni prese in un sinodo, o con un decreto. C’è la necessità di tradurre nella pratica tali decisioni, la cosiddetta “recezione” dei dogmi. E per questo occorrono tempo, pazienza, dialogo, tolleranza; a volte anche il compromesso. Quando è fatto nello Spirito Santo, il compromesso non è un cedimento, o uno sconto fatto sulla verità, ma è carità e obbedienza alle situazioni».

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L'errore da evitare anche oggi è quello di «schierarci subito da una parte e demonizzare quella avversa, a desiderare il trionfo della nostra scelta su quella degli avversari (...) Non dico che sia proibito avere preferenze: in campo politico, sociale, teologico e via dicendo, o che sia possibile non averle. Non dovremmo mai, però, pretendere che Dio si schieri dalla nostra parte contro l’avversario. E neppure dovremmo chiederlo a chi ci governa».

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Il vero problema, sottolinea il cardinale, non sta dunque nella novità; sta piuttosto nel modo di affrontarla. «Mi spiego. Ogni novità e ogni cambiamento si trova davanti a un bivio; può imboccare due strade opposte: o quella del mondo, o quella di Dio: o la via della morte o la via della vita».

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