Israele critica il cardinale Pizzaballa e i Patriarchi: «Immorale ambiguità» non definire chi è l'aggressore

Israele critica il cardinale Pizzaballa e i Patriarchi: «Immorale ambiguità» non definire chi è l'aggressore
di Franca Giansoldati
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Lunedì 9 Ottobre 2023, 15:36 - Ultimo aggiornamento: 17:17

Il silenzio sui responsabili come ai tempi di Pio XII. L'accusa è pesante quanto un macigno e non passa inosservata. Israele ha definito «di una immorale ambiguità linguistica» la condanna formulata dalla Chiesa cattolica visto che non si fa menzione all'aggressore, Hamas. Con una durissima nota l'ambasciata israeliana in Vaticano ha reagito tempestivamente al comunicato dei Patriarchi della Terra Santa (di cui fa parte l'influente neo cardinale Pierbattista Pizzaballa). Un testo diffuso poco dopo l'inizio dell'attacco palestinese nei confronti degli israeliani e che ha causato, finora, la morte di centinaia di persone e il sequestro di altrettanti civili.

Israele, in pratica, deplora apertamente l'uso diplomatico dei termini usati nel testo dalle autorità cattoliche, in un equilibrismo bipartisan in cui sembano essere equiparati l'aggressore e l'aggredito. «C'è una immoralità dell'uso dell'ambiguità linguistica in tali circostanze» mentre «con il passare delle ore, la portata del massacro è ancora sconosciuta, ma è evidente che si tratti di una catastrofe di dimensioni bibliche. Il numero delle vittime potrebbe arrivare a mille, la maggior parte civili. Intere famiglie, nonni, genitori, bambini piccoli sono stati giustiziati a sangue freddo dai militanti palestinesi di Hamas e delle Jihad Islamica». 

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Israele spiega che «molti non hanno avuto difficoltà a capirlo e hanno condannato l'orrendo crimine, nominando i suoi autori e riconoscendo il diritto fondamentale i Israele a difendersi da queste atrocità». In questo contesto, prosegue, «è estremamente deludente e frustrante leggere il testo pubblicato dai Patriarchi e i Capi delle Chiese di Gerusalemme del 7 ottobre. Tale comunicato è affetto dalla stessa immorale ambiguità linguistica sopra menzionata. Dalla sua lettura non si riesce a capire cosa sia successo, chi fossero gli aggressori e chi le vittime. È particolarmente incredibile che un documento così arido sia stato firmato da persone di fede». 

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La mancanza di chiarezza fa evocare poi i silenzi di Pio XII. «Non è fuori contesto ricordare che oggi avrà inizio presso l'Università Gregoriana un convegno di tre giorni sui documenti del pontificato di papa Pio XII e sul loro significato per le relazioni ebraico-cristiane - rileva ancora l'Ambasciata -.

A quanto pare, qualche decennio dopo, c'è chi non ha ancora imparato la lezione del recente passato oscuro».

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Ma cosa avevano detto i Patriarchi di Terra Santa nel documento pubblicato sul sito del Patriarcato? Dopo avere «condannato inequivocabilmente qualsiasi atto che prenda di mira i civili, indipendentemente dalla loro nazionalità, etnia o fede» veniva fatto un appello generico ai «leader politici e le autorità a impegnarsi in un dialogo sincero, cercando soluzioni durature che promuovano la giustizia, la pace e la riconciliazione per le persone di questa terra, che hanno sopportato il peso del conflitto per troppo tempo». 

«Noi, Patriarchi e Capi delle Chiese di Gerusalemme come custodi della fede cristiana, profondamente radicata in Terra Santa siamo solidali con la popolazione di questa regione, che sta sopportando le conseguenze devastanti dei continui conflitti. La nostra fede, che è fondata sugli insegnamenti di Gesù Cristo, ci obbliga a sostenere la cessazione di tutte le attività violente e militari che arrecano danno ai civili sia palestinesi che israeliani». Poi si chiede alla comunità internazionale «di raddoppiare i suoi sforzi per mediare una pace giusta e duratura in Terra Santa, basata sulla parità di diritti per tutti e sulla legittimità internazionale». Da nessuna parte, però appariva la parola 'Hamas'. 

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La posizione dei cristiani in Terra Santa da tempo si è fatta molto difficile, stretti come sono tra l'incudine e il martello, da una parte schiacciati dall'estremismo islamico nei Territori e dall'altra da quello ebraico. La linea del Patriarcato è di portare avanti la visione dei due popoli due stati e di cercare di aiutare le parti al dialogo. La guerra di Hamas però ha portato allo scoperto diversi punti fragili e anche il Vaticano è stato preso in contropiede. Il Patriarcato ha sempre incoraggiato ad includere Hamas tra gli interlocutori politici, vista la sua enorme diffusione tra i palestinesi.  Alcuni giorni fa, durante il Concistoro,la voce più ascoltata e autorevole della Chiesa mondiale sulla questione mediorientale, vale a dire il francescano e neo cardinale Pizzaballa, faceva notare ai giornalisti che chi chiedevano della situazione tra israeliani e palestinesi, quanto fosse alto il livello di sfiducia raggiunta.

E concludeva: «Erigere barriere e portare avanti un atteggiamento di ostracismo in una realtà territoriale come quella non aiuta mai a costruire o ricostruire la fiducia. Ed è quello che manca sia all'uno che all'altro». Aggiungeva che «mancano gesti che creano maggior volontà per avere fiducia, che poi è sempre alla base di una prospettiva per poter costruire. Senza esclusioni». Alla domanda che cosa significasse quel «senza esclusioni», Pizzaballa specificava che «Hamas governa due milioni di persone, e non parlare con Hamas significa tenere due milioni di persone fuori dal contesto. Noi spingiamo da tempo in questo senso anche se non giustifichiamo affatto la violenza, sia ben chiaro. La violenza è da condannare in modo totale sempre. Così come è da condannare l'ostracismo nei confronti di Israele, è sbagliato. Diciamo solo che bisogna abbattere le barriere pregiudiziali che impediscono il dialogo. Il punto è questo».

Qualche giorno dopo questa analisi è arrivata la guerra devastante di Hamas che ha spiazzato tutti.

Il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato, ha sintetizzato in giornanata la linea della Santa Sede: «Con gli strumenti dei quali la comunità internazionale si è dotata, bisogna cercare soprattutto di porre le basi per una soluzione definitiva di quel problema, perché finché non si risolve il problema, della convivenza fra palestinesi e israeliani, finché non si trova una formula che permetta di vivere in pace, queste cose rischieranno sempre di ripetersi. E ripetersi con sempre maggiore ferocia, come abbiamo visto in questi giorni» ha detto a margine del convegno all'Università Gregoriana sui documenti del Pontificato di Pio XII e i rapporti tra cristiani ed ebrei. Poi ha aggiunto con dolore: «siamo vicini alle famiglie delle vittime e a coloro che sono dispersi e rapiti e in grave pericolo»

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