Cresce la difficoltà della informazione in Vaticano e monta la protesta dei vaticanisti

Cresce la difficoltà della informazione in Vaticano e monta la protesta dei vaticanisti
di Franca Giansoldati
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Martedì 22 Marzo 2022, 11:42 - Ultimo aggiornamento: 17:40

Città del Vaticano – E' da qualche tempo che il malumore dei giornalisti in Vaticano si è acuito in modo particolare e ha continuato a viaggiare in modo carsico, fino a sfociare nella clamorosa protesta di ieri per come viene trattata la stampa  accreditata, ovvero corrispondenti di tutte le testate internazionali più importanti e di ogni paese. Per farla breve i vaticanisti si sono ritrovati spiazzati e trascinati - loro malgrado - in un progressivo terreno di scontro.

Da parecchio in Vaticano si sono diradati fino a quasi sparire del tutto i  breefing che un tempo venivano regolarmente fissati a ridosso di eventi di particolare interesse e complessità al fine di spiegare e illustrare meglio processi, i documenti, gli atti; di recente sono poi spariti i pool dei giornalisti che potevano accompagnare i capi di stato in visita dal Papa.

E ancora, la domenica non viene più diffuso il testo che il Papa legge al termine della preghiera dell'Angelus, inoltre le domande al Papa nella conferenza stampa in volo sono sempre più ingabbiate e precotte, obbligatoriamente vincolate agli argomenti del paese appena visitato dal pontefice, dunque ormai prive di senza quella sacrosanta libertà che c'era durante i primi anni di pontificato, quando non vi erano imposizioni di sorta.

A questo si aggiunge che per avere una risposta ufficiale su qualsiasi argomento da parte della Santa Sede, tramite la sala stampa, occorre armarsi di santa pazienza e a volte nemmeno la pazienza di Giobbe riesce ad avere la meglio. Stavolta la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la pubblicazione a sorpresa della costituzione apostolica “Praedicate Evangelium“, un testo normativo fondamentale, il più atteso del pontificato e in gestazione da almeno 7 anni, ritenuto di particolare importanza e complessità per le novità che apporta non solo alla curia ma al modo di lavorare e all'azione stessa del governo della Chiesa.

La costituzione è stata pubblicata senza nessun preavviso sabato scorso: un banale annuncio sul bollettino, senza accompagnamento nè precedente, nè successivo. Nessun briefing, e spiegazione da parte di nessuno. Cosa piuttosto singolare tanto che  Loup Besmond de Senneville, corrispondente francese di La Croix e appena eletto Presidente  dell'Associazione dei giornalisti accreditati in Vaticano (Aigav), in rappresentanza dell'organizzazione,  ha letto davanti ai tre esponenti della curia nella conferenza stampa di presentazione di ieri (due giorni dopo), una dichiarazione per esprimere «stupore per le modalità: la pubblicazione di un testo così importante, che è stato annunciato da diversi anni, la giornata di un sabato, a mezzogiorno, senza annuncio preliminare o con  distribuzione sotto embargo, è disarmante - ha detto - Senza parlare del fatto che il testo è soltanto in italiano, cosa che sembra in contraddizione con l’universalità promossa nel testo stesso».

«L'organizzazione di questa conferenza stampa, 48 ore dopo purtroppo non risolve il problema. Anzi, forse rivela ignoranza delle esigenze del nostro lavoro e danneggia profondamente la nostra capacità di informare su questo testo in modo  adeguato. Comprendiamo molto bene che si tratta di un documento molto delicato e che ci potevano essere rischi di fughe di notizie. Anche tenendo conto di questo, c'erano altre possibilità, come darci due ore di preavviso per la pubblicazione di un testo importante o fare una conferenza stampa il sabato pomeriggio». Nel messaggio Loup de Besmond ha chiesto a nome dei vaticanisti di fare presente al Papa queste perplessità e di aggiustare un po' il tiro. 

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