Lavoro, casa, salute, scuola. Sono questi i quattro grandi settori sui quali la Capitale si mostra ancora oggi in sofferenza. E a cinquant'anni dallo storico convegno sui Mali di Roma - organizzato dall'allora Dc e da diversi settori ecclesiali per prendere coscienza della trasformazione che in quel periodo correva velocissima assieme alla crescita di sacche di povertà estrema nelle borgate piene di immigrati provenienti dal Sud - si torna a fare il punto sullo stato delle cose. «La Chiesa di Roma chiama i suoi figli, tutti, vicini e lontani, perché possano ritrovarsi e dialogare, per il bene di tutti e particolarmente dei più poveri, per ritrovare insieme quella speranza e lavorare per quella città che non c'è ancora ma che possiamo e dobbiamo costruire insieme». In una «Lettera alle sorelle e ai fratelli che vivono a Roma» il cardinale Angelo De Donatis, vicario della diocesi analizza la situazione e chiede maggiore impegno in modo trasversale.
«La Roma di oggi è molto cambiata - scrive De Donatis -.
Per fare il punto sul cammino finora fatto e sulle aree che necessitano una cooperazione maggiore tra tutte le forze presenti sul territorio il 19 febbraio si terrà un convegno con rappresentanti della Regione, del Comune, teologi, storici, sociologi ricalcando un po' il convegno che fu fatto mezzo secolo fa. Padre Giulio Albanese, organizzatore dell'evento, ha sottolineato come la Chiesa voglia interpellare tutte le forze romane per rinnovare impegno e responsabilità.
De Donatis ha anche citato «l'ultimo Rapporto povertà della Caritas romana: permette di dare uno sguardo aggiornato che va oltre i valori medi per cogliere le differenze e pesare le diseguaglianze sul piano dell'accessibilità ai servizi; della distribuzione della ricchezza; delle opportunità di cura e di assistenza. Disuguaglianze che finiscono per assumere tre dimensioni caratteristiche: territoriale, con i Municipi del centro che si differenziano dalle periferie; generazionale, con le classi più anziane che percepiscono quote di reddito maggiori; di nazionalità, con i cittadini stranieri che presentano redditi di molto inferiori».