Città del Vaticano – Compie 50 anni Jesus Christ Superstar, il celebre spettacolo che all'epoca fu all'origine di dibattiti feroci e di divisioni tra i cristiani per il modo di trattare la figura di Cristo. Per alcuni era sacrilego, per altri geniale. Persino la BBC ebbe giudizi pesanti, affermando che il disco tratto dallo spettacolo era blasfemo e non poteva essere trasmesso. Chi salvò dalla censura il film fu Paolo VI che, vedendolo in anteprima, ne intuì il potenziale simbolico capace di diffondere la figura di Cristo in un momento storico segnato dalla destrutturazione del Sessantotto e dalla cultura Hippie.
La storia di uno dei più grandi successi di tutti i tempi nasce il 25 marzo 1971, a Gettysburg, in Pennsylvania, in un piccolo college privato luterano dove si tenne una rappresentazione illegale dell'opera rock Jesus Christ Superstar di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice.
L'album attraverso brani rock raccontava la settimana santa che porta alla crocifissione di Gesù, il tutto visto dalla prospettiva del discepolo traditore Giuda. Due anni dopo arrivò il film. Stesse polemiche, stessa pubblicità clamorosa.
«Jesus Christ Superstar è un film fatto bene che contribuirà a diffondere la figura di Gesù anche attraverso la musica» commentò Paolo VI dopo avere visionato la pellicola. A rivelarlo è stato Ted Neeley, l'attore-cantante che ha interpreto il ruolo di Gesù nell'opera rock diretta da Norman Jewison. Montini, nel 1973, non si unì infatti alle violente critiche con cui le frange estreme del cattolicesimo tradizionalista cercarono di bloccare la proiezione del film a Roma.