Processo IOR, 8 anni e 11 mesi all'ex presidente Caloia

Processo IOR, 8 anni e 11 mesi all'ex presidente Caloia
di Franca Giansoldati
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Venerdì 22 Gennaio 2021, 10:43

Città del Vaticano - È la prima volta che il tribunale del Vaticano ha celebrato un processo per opache vicende finanziarie accadute dentro lo Ior, arrivando a condannare i suoi vertici. Finora nessuno aveva messo il naso dentro gli affari del Torrione di Niccolo V dove ha sede questa sorta di banca vaticana - nonostante diversi brutti scandali in passato, a cominciare dall'Ambrosiano. Al centro del processo, iniziato due anni fa, la svendita di immobili di pregio tra il 2002 e il 2007 dai dirigenti di allora della banca.
Ieri pomeriggio sono stati condannati Angelo Caloia, 81 anni - ex presidente in carica dal 1990 al 2009, e l'avvocato Gabriele Liuzzo, 97 anni. Otto anni e 11 mesi a Caloia per i reati di riciclaggio e appropriazione indebita aggravata nonché al pagamento di una multa di 12.500 euro. L'avvocato Lamberto Liuzzo, 55 anni (figlio di Gabriele), invece, è stato condannato a 5 anni e due mesi e al pagamento di una multa di 8 mila euro. Un quarto imputato, Lelio Scaletti già direttore generale - nel frattempo è deceduto.
APPROPRIAZIONE INDEBITA
Tuttavia Caloia e Liuzzo non sono stati ritenuti responsabili dell'accusa iniziale di peculato e di appropriazione indebita aggravata per insufficienza di prove o perché il fatto non sussiste, almeno per una parte dei 29 immobili di proprietà dello Ior venduti (o svenduti) tra il 2001 e il 2008. In pratica il Tribunale ha ritenuto provato che, solo «in alcuni casi», gli imputati si sono effettivamente appropriati «di parte del denaro pagato dai compratori, o comunque di denaro dello Ior e della società Sgir con un importo complessivo di 19 milioni di euro».
Il Tribunale ha anche disposto la confisca delle somme già sequestrate sui conti correnti di entrambi ordinando un risarcimento per lo Ior e Sgir - la società immobiliare partecipata al 100% dall'Istituto delle Opere di Religione pari a 23 milioni. Le parti civili (ossia gli avvocati dello Ior e della società Sgir) avevano invece chiesto un risarcimento provvisionale molto più alto, di circa 35 milioni di euro.
I 29 immobili, elencati in aula, si trovano principalmente nel centro storico di Roma e ai Parioli. A questi si aggiungono immobili di pregio a Frascati e Fara Sabina, a Milano (Porta nuova), Genova (piazza della Vittoria). La somma che gli imputati dovranno restituire allo Ior e alla società Sgir 23 milioni - non è stata definita con precisione in attesa che il danno reale sia quantificato in sede civile, tramite un altro processo che dovrà determinare oltre al danno economico, il danno morale e reputazionale. Entrambi gli imputati ieri pomeriggio, alla lettura della sentenza, erano assenti (anche per via della età) ed erano rappresentati dai loro avvocati.
L'INTERVENTO DI PIGNATONE
L'udienza è stata aperta dal Promotore di giustizia, Gian Piero Milano, che, dopo un periodo di assenza per malattia ha esclamato: «Questa aula mi è mancata», aggiungendo: «Spero che la mia assenza non abbia determinato qualche rallentamento». Si è poi complimentato per il lavoro svolto: «questo processo è destinato a restare nella storia».
È poi intervenuto il presidente del tribunale, Pignatone, che ha ringraziato per il contributo dato da tutti a questo processo «nella ricostruzione di fatti complicati e complessi». Gli avvocati di Caloia (Pulitanò e Palavera) hanno fatto sapere in serata che ricorreranno in appello: «La decisione che pure cade in un clima complessivamente poco favorevole a chi si difende, non accoglie l'ipotesi massimalista dell'accusa e pronuncia assoluzione con riferimento alla maggior parte degli immobili».

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