Argentina, clima teso col Vaticano per le continue offese del favorito alle presidenzial, l'ultraliberista Milei

Argentina, clima teso col Vaticano per le continue offese del favorito alle presidenzial, l'ultraliberista Milei
di Franca Giansoldati
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Giovedì 19 Ottobre 2023, 12:39 - Ultimo aggiornamento: 20 Novembre, 10:36

Alle elezioni presidenziali di domenica, in Argentina, Javier Milei è il candidato di estrema destra che in tutti i sondaggi sembra avere già in tasca la vittoria al primo turno. Il clima elettorale resta incandescente anche per la Chiesa, poiché Milei durante i mesi precedenti, si è reso protagonista di offese e attacchi violentissimi contro Papa Francesco e anche ieri l'economista Alberto Benegas Lynch - al comizio di chiusura della campagna elettorale di Milei - ha prospettato tempi difficili per i rapporti con la Santa Sede. «L'Argentina dovrebbe sospendere le relazioni diplomatiche con il Vaticano fintanto che alla guida della Chiesa primeggi uno spirito totalitario» ha affermato l'economista. «Sotto le spoglie dei valori tradizionali spesso dentro la Chiesa agisce l'influenza del marxismo» ha aggiunto. Non si tratta della prima volta che il partito di Milei si scontra con Francesco. Lo stesso candidato alla presidenza ha definito l'attuale pontefice «il rappresentante del maligno in terra». Un'affermazione condannata di recente da un gruppo di vescovi e di sacerdoti vicini a Bergoglio che hanno dovuto organizzare una «messa di riparazione per gli oltraggi» nei confronti del Papa. 

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Le presidenziali argentine si sono praticamente trasformate in un ring, un terreno di offese e scontri mai visto sulla figura di Papa Francesco.

Milei recentemente ha anche chiesto scusa per certe sue intemperanze. Aveva infatti detto che Bergoglio era un «asino», che portava avanti politiche ecclesiali «di m***a». Una violenza inusitata, frutto di un clima avvelenato e polarizzato andatosi a cristallizzare in questi anni in Argentina e che proprio per questa ragione Francesco ha sempre declinato ogni invito a visitare la sua patria dove non mette piede dal febbraio 2013, quando prese l'aereo per Roma per partecipare al conclave dopo le dimissioni di Benedetto XVI. 

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Milei è un economista di 52 anni che si è fatto strada come candidato antisistema, con accenti a volte libertari a volte di estrema destra. Ha ottenuto alle primarie di metà agosto il 29,86% dei voti contro ogni previsione. Il suo eloquio è puntuto e disinvolto. Spesso nei comizi ha preso a Bersaglio la Chiesa e il Papa che ha definito «il gesuita che promuove il comunismo», una «persona nefasta», il «rappresentante del Male nella Casa di Dio», un« imbecille» causando uno shock tra i fedeli argentini che non si capacitano di questa escalation. Ultimamente ha abbassato un po' i toni spiegando che lui personalmente rispetta il Papa come capo della Chiesa cattolica e come capo di Stato, ma la ferita è rimasta.

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Durante il concistoro, il mese scorso, il neo cardinale argentino de La Plata, Angel Sixto Rossi spiegava che la visione sociale di Bergoglio e della Chiesa è lontana mille miglia dalla politica economica di Milei che si caratterizza per essere ultra liberista proponendo di ridurre la spesa pubblica, deregolamentare, privatizzare e chiudere la banca centrale per arrivare alla dollarizzazione. «Abbiamo assistito a una vera aggressività nei confronti del Papa che non riguarda solo Milei, anche se in lui è stata davvero evidente. Sul perchè di questo fenomeno io preferisco concentrarmi su cosa poter fare per la gente, per il popolo, poiché alla radice di questa situazione esacerbata c'è una profonda dimenticanza dell'uomo, degli uomini, in campo politico. Perché ce l'hanno tanto con questo Papa? E' evidente che lui ha sempre mantenuto una posizione forte nel difendere i deboli. Ed è proprio questa sfida che dovrebbe far riflettere tutti gli ambiti della società, della chiesa, della politica». 

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