Papa Francesco, all'incontro con i preti di Roma evocato anche il caso Rupnik, l'ex gesuita espulso dall'Ordine per abusi

Papa Francesco, all'incontro con i preti di Roma anche il caso Rupnik: l'ex gesuita è stato espulso per abusi
di Franca Giansoldati
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Sabato 13 Gennaio 2024, 19:37 - Ultimo aggiornamento: 21 Febbraio, 17:15

L'orribile caso dell'ex gesuita Marko Rupnik, cacciato dall'ordine dei Gesuiti perché ritenuto responsabile di diverse violenze su suore e laiche, è affiorato inevitabile durante l'incontro tra il Papa e i sacerdoti romani. L'incontro si è svolto a porte chiuse, al Laterano, dove le domande e le riposte si sono avvicendate senza uno schema prestabilito, in assoluta libertà. Un parroco, ad un certo punto, si è alzato per sollevare il tema degli abusi e parlando della vicenda di un giovane di sua conoscenza che probabilmente attende giustizia, ha chiesto se i procedimenti aperti vanno avanti oppure se tutto finirà «come per il caso Rupnik». Papa Francesco ha rassicurato che la Commissione sui minori lavora alacremente. «Il fenomeno va contrastato nel mondo più assoluto».

Su Rupnik non è stato aggiunto altro. Tuttavia è stato come il convitato di pietra. A oggi, infatti, resta ancora aperto il mistero di chi abbia tolto nel 2020 all'ex gesuita la scomunica per aver commesso un reato canonico ritenuto dalla Chiesa gravissimo (l'assoluzione in confessione del complice). La massima punizione prevista, la scomunica, era stata comminata al religioso di origine slovena dal Dicastero della Fede anche se pochi mesi dopo fu cancellata con una specie di colpo di spugna. In molti indicano il Papa l'autore di quel provvedimento eccezionale ma tutto è ancora avvolto dalla nebbia e in Vaticano nessuno ha mai confermato nulla. Nel frattempo l'ordine dei Gesuiti ha espulso Rupnik la scorsa estate. Si era rifiutato di sottoporsi a provvedimenti restrittivi e alla scadenza dell'aut aut è stata cacciato. Le indagini interne ritengono credibili  le accuse a lui rivolte da diverse donne di abusi sessuali, psicologici e spirituali risalenti a 30 anni fa.

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Qualche mese fa la Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori aveva scritto una lettera a tutte le presunte vittime di Rupnik al fine di riaprire il processo: «Il motivo di questa e-mail è quello di condividere la preoccupazione riguardo il trattamento che Lei, e le altre vittime avete ricevuto durante un processo che sappiamo essere stato estremamente doloroso e frustrante per voi, per le vostre famiglie, per i vostri cari e per una parte importante della Chiesa, riguardo l'ascolto, l'indagine, il seguito, il sostegno e la comunicazione che vi sono stati forniti».

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Nel mondo è assai famoso per i mosaici che decorano tante chiese e basiliche (dal santuario di Padre Pio, al Laterano, fino a Lourdes e al Vaticano). Lo scandalo che ha provocato la sua vicenda ha avviato, in parallelo, anche un processo di disconoscimento delle sue opere artistiche e così tanti santuari si stanno interrogando se non sia il caso di distruggere i mosaici. L'interrogativo ruota attorno all'opportunità di tenere nelle chiese o sopra l'altare delle raffigurazioni sacre elaborate da un abusatore. Naturalmente la sua vicenda ha avuto anche importanti difensori e in tanti sono intervenuti a vario titolo e in diversi momenti per difenderlo.   Per esempio Angelo De Donatis, vicario di Roma che ha addirittura ha messo in dubbio l'unica punizione del Vaticano del 2020. 

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In un comunicato la Compagnia di Gesù aveva riassunto la vicenda imbarazzante che si trascinava da tempo creando sconquasso persino a Santa Marta visto che proprio Papa Francesco lo aveva ricevuto due anni fa, all'indomani della scomunica, il provvedimento canonico da parte del Dicastero per la Dottrina della Fede. 

Ecco cosa scrivevano i Gesuiti: «Il Team Referente in casi di denunce nei confronti di gesuiti appartenenti alla DIR ci ha consegnato nel febbraio 2023 il dossier relativo alle numerose denunce di ogni tipo che ci sono giunte, provenienti da fonti molto diverse e per fatti avvenuti in un arco temporale di oltre 30 anni a riguardo di padre Rupnik. Come Superiori abbiamo ritenuto il grado di credibilità di quanto denunciato o testimoniato come molto alto e ci siamo attenuti alle indicazioni e alle raccomandazioni forniteci dal Team Referente nelle sue considerazioni finali». La nota era firmata da padre Johan Verschueren he aggiungeva che la Compagnia aveva imposto a Rupnik di cambiare di comunità e di accettare una nuova missione offrendogli «un’ultima possibilità come gesuita di fare i conti con il proprio passato e dare un segnale chiaro alle numerose persone lese che testimoniavano contro di lui, per poter entrare in un percorso di verità». Ma di fronte al reiterato rifiuto di Rupnik di obbedire a questo mandato, ai gesuiti (spaccati al loro interno) non era «rimasta purtroppo che una sola soluzione: la dimissione dalla Compagnia di Gesù".

Papa Francesco in una intervista alla Ap si era soffermato sul caso Rupnik affermando che per lui era stata una doccia gelata, sicuramente non si aspettava affiorasse quello che nel frattempo poi è emerso con le denunce. «Per me è stata una sorpresa, davvero. Questo, una persona, un artista di questo livello, per me è stata una grande sorpresa e una ferita». Aveva poi auspicato una maggiore trasparenza, riguardo alla modalità in cui vengono gestiti i casi di abusi: «È quello che voglio, e con la trasparenza arriva una cosa molto bella, che è la vergogna. La vergogna è una grazia«. Il Papa aveva anche chiarito di non aver avuto alcun ruolo nella gestione della vicenda e di essere intervenuto solo proceduralmente «in un piccolo processo che era arrivato alla Congregazione della Fede in passato». 

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