Città del Vaticano – Papa Francesco condivide e fa sua la profezia del predecessore, Papa Benedetto a proposito del futuro della Chiesa in occidente, la cui sopravvivenza sotto i colpi della secolarizzaione galoppante, diceva, dipenderà dalla forza delle minoranze creative. Un po' come è accaduto nei primi secoli del cristianesimo.
«Papa Benedetto è stato un profeta di questa Chiesa del futuro, una Chiesa che diventerà più piccola, che perderà molti privilegi, sarà più umile e autentica e troverà energia per l'essenziale.
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«Oggi c'è il problema delle vocazioni, sì. E' anche vero che in Europa ci sono meno persone giovani», ha proseguito Bergoglio. «Prima si avevano tre, quattro figli a famiglia. Adesso spesso solamente uno. I matrimoni calano, mentre si pensa a crescere nella professione. Direi alle mamme di questi trentacinquenni che vivono nella famiglia di origine di non stirare più loro le camicie!». Francesco ripete ancora una volta che la grandezza della Chiesa la fanno le persone e la capacità di attrattiva, piuttosto che le strutture di potere: «La vocazione della Chiesa qual è? Non sono i numeri. E' evangelizzare. La gioia della Chiesa è evangelizzare».
L'analisi di dove stia andando il cristianesimo è affiorata anche durante il breve soggiorno sull'isola di Malta, dove l'apostolo Paolo fece naufragio mentre era diretto a Roma nel 60 dopo Cristo, avviando così l'evangelizzazione. In Europa, secondo Bergoglio, osservando la crisi delle vocazioni, della frequenza alle messe, l'allontanamento galoppante dei giovani, è ormai arrivato a punto critico. Ha così parlato della crisi della fede, dell'apatia della pratica religiosa presente un po' dappertutto e accentuatasi con la pandemia, visto che la gente si è disabituata ulteriormente ad andare a messa. A questo devastante quadro si aggiunge l'indifferenza evidente dei ragazzi. Francesco intravede però una via d'uscita per tornare a riscoprire l'essenziale della fede, immaginando un percorso diverso capace di riprodurre le dinamiche vitali dei primi secoli. Un po' come era ai tempi di San Paolo.
«Tornare alla Chiesa delle origini non significa guardare all'indietro per copiare il modello ecclesiale della prima comunità cristiana. Non possiamo saltare al storia» ha detto ricordando che le dinamiche vitali esistenti all'interno della prima comunità cristiana, ai tempi dell'Apostolo della genti, continuano ad essere terreno di considerazione e di studio. «Essere una Chiesa a cui stanno a cuore l’amicizia con Gesù e l’annuncio del suo Vangelo, non la ricerca di spazi e attenzioni; una Chiesa che ha al centro la testimonianza e non qualche usanza religiosa; una Chiesa che desidera andare incontro a tutti con la lampada accesa del Vangelo e non essere un circolo chiuso. Non abbiate paura di intraprendere, come già fate, percorsi nuovi, magari anche rischiosi, di evangelizzazione e di annuncio, che toccano la vita».