Napolitano, «Un messaggio per i laici: Bergoglio ha visto in lui la capacità di creare ponti»

Napolitano, «Un messaggio per i laici: Bergoglio ha visto in lui la capacità di creare ponti»
di Franca Giansoldati
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Lunedì 25 Settembre 2023, 17:20 - Ultimo aggiornamento: 18:52
«E' stato un gesto straordinario, storico, capace di valicare i confini. Racchiude il significato profondo delle parole che il Pontefice, due giorni fa, aveva inserito nel telegramma inviato alla famiglia di Giorgio Napolitano, un grande servitore della patria e dello Stato».
Bernhard Scholz, a capo della Fondazione Meeting per l'amicizia fra i popoli commenta così la visita di Papa Bergoglio alla camera ardente dell'ex Capo dello Stato, l'unico che sia mai stato eletto due volte e che durante i suoi mandati ha sempre avuto buoni rapporti con il mondo cattolico nonostante fosse un non credente.
«Al Meeting di Rimini è venuto per ben due volte, oltre ad aver inviato in altre edizioni lunghi messaggi per gettare ponti, insistendo sulla visione unitaria del bene comune, al di là delle differenze del proprio credo».
Non sembra stupito dell'omaggio che il Pontefice ha voluto fare...
«È la prima volta che questo accade ma per certi versi rientra nelle corde profonde di un Papa abituato ad andare oltre gli steccati. Penso, infatti, ad un passaggio dell'enciclica Fratelli Tutti particolarmente illuminante».
«A volte coloro che dicono di non credere possono vivere la volontà di Dio meglio degli altri». È questo il passaggio a cui lei fa riferimento?
«Proprio quello. Napolitano, tra l'altro, da non credente ha manifestato verso la Chiesa e le persone di fede grande stima. Al Meeting, in uno dei messaggi che rivolse ai ragazzi, sottolineò in modo esplicito l'importanza di avere il contributo dei cattolici, delle loro idee, del loro entusiasmo, della loro capacità di aggregare. Il concetto dell'unità nazionale era una costante e guardava al mondo cattolico con particolare interesse. Quando venne da noi fu molto cordiale e ci disse che il bene comune dell'Italia si costruisce a partire dalle iniziative delle persone, delle associazioni, delle realtà che partono dal basso. Parlava dell'associazionismo laico e cattolico nelle sue molteplici forme e della cooperazione generosa che generano. Un filone di analisi ben presente nel secondo discorso di insediamento».
L'unità nella diversità...
«Il giorno della rielezione a Capo dello Stato Papa Francesco gli scrisse che con il suo comportamento aveva reso vivo il principio fondamentale della convivenza: "Che l'unità è superiore al conflitto". Bergoglio ha sicuramente intravisto in lui la capacità di unire, un concetto che appare anche in diversi documenti del suo Magistero ed è possibile che lo abbia individuato anche nell'operato di Napolitano. Immagino che questa riflessione sia una delle ragioni che lo hanno indotto ad andare alla camera ardente al Senato».
Davanti al feretro ha evitato di farsi il segno della croce...
«Ma si è portato la mano sul cuore e ha pregato in silenzio».
Il Papa e Napolitano avevano costruito un buon rapporto umano?
«Probabilmente hanno avuto modo di costruirlo ma io non posso dirlo. Credo però che il Papa vedesse in Napolitano un uomo politico capace di offrire conciliazione al Paese in un periodo storico segnato da una situazione difficile e di grande contrapposizione. Lui si è effettivamente impegnato ad offrire una composizione armonica della società anche grazie alla sua personalità cordiale e decisa al tempo stesso. A me vengono in mente alcune parole che Napolitano volle lasciare in eredità ai ragazzi del Meeting».
Quali?
«Di portare nell'impegno politico le motivazioni spirituali, morali e sociali e, soprattutto, il senso del bene comune. Aggiunse poi una frase bellissima: "Portate nel tempo dell'incertezza il senso della certezza". E queste sono frasi che rimarranno nella storia del Meeting. Ci colpirono molto perché ci responsabilizzavano».
Cl ha diffuso una nota dicendo che Napolitano si è speso in un momento delicato nel tentativo di trovare una strada per una pacificazione politica. Che cosa ha lasciato?
«Senza dubbio l'esempio personale. Non dimentichiamo l'apporto che ha dato per l'Europa e sul fronte dell'integrazione. Richiamava alla cultura e all'identità europea nata da Atene, Gerusalemme e Roma. Incalzava a pensare all'Europa dei ponti, delle aperture e non delle chiusure».
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