Vaticano: niente ceneri in natura, ok fosse comuni. Una parte può essere conservata nei luoghi del cuore

Le nuove disposizioni in un intervento del Dicastero della Fede sollecitate dal cardinale Zuppi

Il Vaticano: niente ceneri in natura, ok fosse comuni Una parte può essere dispersa nei luoghi del cuore
di Franca Giansoldati
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Martedì 12 Dicembre 2023, 13:26 - Ultimo aggiornamento: 17:29

Fermo restando il divieto assoluto a disperdere le ceneri dei propri defunti per aria, in mare, sui monti o in giardino come troppo spesso viene fatto dopo il funerale, Papa Francesco ha autorizzato per la cremazione l'istituzione di una specie di fossa comune dove far confluire tutte le ceneri, in modo cumulativo, per non sparpagliarle in giro. Fermo restando che in questo luogo consacrato dovrà essere anche posta su una targa che indichi il nome di ogni persona defunta con la propria data di nascita e di morte, a perenne memoria.

Le nuove disposizioni

Le nuove disposizioni sulle cremazioni, dopo i chiarimenti del 2016, sono arrivate stamattina dal Vaticano.

Due i punti sollevati dal Dicastero della Fede: da ora in poi è possibile predisporre «un luogo sacro, definito e permanente, per l’accumulo commisto e la conservazione delle ceneri dei battezzati defunti, indicando per ciascuno i dati anagrafici per non disperdere la memoria nominale» e che nelle case dei familiari potrà essere conservata (ma non dispersa, una minima parte delle ceneri, cosa che finora era stata esclusa dalla Chiesa.

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«Posto che venga escluso ogni tipo di equivoco panteista, naturalista o nichilista e che le ceneri del defunto siano conservate in un luogo sacro, l’autorità ecclesiastica, nel rispetto delle vigenti norme civili, può prendere in considerazione e valutare la richiesta da parte di una famiglia di conservare debitamente una minima parte delle ceneri di un loro congiunto in un luogo significativo per la storia del defunto» si legge nel documento.

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I quesiti

A sollecitare chiarimenti (che ora sono vincolanti per tutte le diocesi nel mondo) è stato il cardinale Matteo Zuppi con una lettera indirizzata al Vaticano che porta la data del 30 ottobre. Nella diocesi di Bologna il cardinale riferiva di avere costituito una Commissione di studio allo scopo di dare una risposta cristiana a «ai vari problemi che derivavano dal moltiplicarsi della scelta di cremare i defunti e disperdere le loro ceneri in natura». Zuppi spiegava che all'origine di questo fenomeno c'erano anche ragioni economiche per l'alto costo che ormai hanno raggiunto i loculi e le tombe al cimitero. La dispersione nella natura per forza di cose presenta minori costi. Così, tenuto conto del divieto canonico di disperdere le ceneri, Zuppi suggeriva di trovare un luogo comune per la conservazione delle ceneri. 

La cremazione di un defunto per la Chiesa cattolica di per sè non è mai stata vietata, ma solo scoraggiata. In un intervento precedente il Vaticano spiegava: «Laddove ragioni di tipo igienico, economico o sociale portino a scegliere la cremazione, scelta che non deve essere contraria alla volontà esplicita o ragionevolmente presunta del fedele defunto, la Chiesa non scorge ragioni dottrinali per impedire tale prassi, poiché la cremazione del cadavere non tocca l'anima e non impedisce all'onnipotenza divina di risuscitare il corpo e quindi non contiene l'oggettiva negazione della dottrina cristiana sull'immortalità dell'anima e la risurrezione dei corpi».

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