Caso Becciu, il vescovo di Ozieri in una lettera alla diocesi: «Sono esterrefatto e ammutolito per la durezza» della condanna

Caso Becciu, il vescovo di Ozieri in una lettera alla diocesi: «Sono esterrefatto e ammutolito per la durezza» della condanna
di Franca Giansoldati
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Martedì 19 Dicembre 2023, 12:35 - Ultimo aggiornamento: 20 Dicembre, 18:41

«Amarezza, disorientamento». Di più. «Credetemi: sono esterrefatto e ammutolito da una tale durezza». Il vescovo della diocesi di Ozieri, Corrado Melis, in una lettera rivolta a tutti i parrocchiani della sua zona, commenta la sentenza del processo del Palazzo di Londra e la condanna a 5 anni e mezzo al cardinale Angelo Becciu. «Sono veramente in difficoltà e con estrema umiltà mi metto a nudo confessandovi: non capisco. Potrei aggiustarmi con frasi di circostanza o schemi di retorica ecclesiale ben consolidati come: è l'ora delle tenebre, la fede porterà conforto, prima o poi ritornerà il sereno. Potrei anche esibire la parola di Dio. Ma credetemi sono esterrefatto e ammutolito da una tale durezza». Melis chiede a tutti i credenti di sentirsi «amati dalla Chiesa che in qualche modo fa la fatica di manifestare la misericordia di Dio. Facciamo il tifo per la verità. Arriverà il momento allora potremo gridare». Poi a Becciu che chiama confidenzialmente don Angelino, Melis ricorda una frase di Charles de Foucauld: «la croce è il pane quotidiano delle anime fedeli». 

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Melis era stato chiamato in causa indirettamente nel processo su Sloane Avenue per il troncone d'inchiesta relativa ai finanziamenti erogati pro-bono dalla Segreteria di Stato con i soldi dell'Obolo alla cooperativa Spes, della caritas di Ozieri.

La cooperativa che è guidata dal fratello del cardinale, Antonino ricevette 125 mila euro per ristrutturare un panificio che era andato a fuoco e nel quale lavoravano (e lavorano tuttora) una sessantina di migranti. Durante le varie fasi processuali era stato sentito anche Melis così come il suo predecessore. Entrambi i vescovi avevano dettagliatamente spiegato come i denari della carità provenienti dalla Cei o dal Vaticano vengono rendicontati e amministrati. 

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«La corretta organizzazione amministrativa e la puntuale tenuta della contabilità diocesana costituiscono garanzia di gestione regolare e trasparente nel contesto delle attività spirituali e solidali della Diocesi di Ozieri, che si avvale della collaborazione di qualificati enti morali per il raggiungimento degli scopi di carità, sostegno agli ultimi e solidarietà» aveva detto Melis. La Gendarmeria del Vaticano assieme alla Guardia di Finanza in una maxi operazione aveva perquisito e raccolto tutto il materiale amministrativo per controllare che non fossero stati dirottati fondi o non vi fossero state irregolarità. Ad oggi i 100 mila euro dei fondi vaticani giacciono ancora sul conto corrente della Caritas (gestito dalla diocesi, e dunque dal vescovo).

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