Alla vigilia del voto si accavallano voci, rumors e veleni - alcuni fatti circolare ad arte - su accordi, intese, alleanze e spaccature vero o presunte.
Dice Maurizio Oliviero: «Vorrei ribadire a tutti quelli che fin qui hanno creduto nel nostro progetto e nel metodo di lavoro, che non abbiamo mai discusso finora di deleghe a chicchessia. Anzi, per Medicina ci siamo impegnati a chiedere ai Dipartimenti indicazioni per i delegati. Per noi è conseguenza del metodo di governo democratico. Semmai vorremmo sapere subito, prima che si voti domattina, quanti prorettori avremo, se sono previste modifiche allo statuto per il numero dei prorettori e cosa unisce i candidati rettori tutti insieme nello stesso progetto: se è un progetto di continuità come voleva il professor Elisei o di discontinuità come voleva il professor Volpi».
Ribadisce nel suo appello Franco Moriconi: «Prendo atto che altri candidati, nonostante le evidenti diversità che caratterizzano i nostri rispettivi progetti, abbiano ritenuto di riconoscere preferibile il mio programma, tra i due rimasti in gara, e di considerare la mia candidatura la più profittevole per il futuro del nostro Ateneo, anche in funzione della fondamentale, indispensabile e necessaria autonomia dell’Università dalle ingerenze della politica. Non sono io colui che ha fatto una campagna elettorale a base di promesse, spesso anche improbabili, che ancora stanno risuonando in molti corridoi. E mi dispiace che il senso democratico del professor Oliviero sia così claudicante da ritenere trasparente una convergenza nei suoi confronti, e invece meritevole di censura una convergenza che proceda nei confronti di un suo competitore. La nostra Università, lo ribadisco, ha bisogno di trasparenza, pulizia, profondo rinnovamento e di rispetto assoluto per le persone; quel rispetto a cui non sono mai venuto meno nel corso della campagna elettorale».
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