Omicidio Fezzuoglio, ergastolo
per i due membri del commando

Omicidio Fezzuoglio, ergastolo per i due membri del commando
di Egle Priolo
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Sabato 4 Ottobre 2014, 22:01 - Ultimo aggiornamento: 22:02
PERUGIA - Quando i giudici sono entrati in aula, fuori suonavano le campane.

Due tocchi a rimbalzare sul fiato sospeso di avvocati, imputati e familiari. Due tocchi a spegnersi su quel «conferma» che fa stringere i pugni a Mariolino Fezzuoglio, il fratello di Donato, il carabiniere ucciso da un colpo di kalashnikov dopo una rapina in banca. Dopo cinque ore di camera di consiglio e dopo quasi nove anni di lacrime e dolore, la Corte d’assise d’appello ha infatti confermato l’ergastolo per Pietro Pala e Raffaele Arzu, considerati tra i membri del commando che sparò contro Fezzuoglio e il suo collega all’uscita del Monte dei paschi di Siena di Umbertide il 30 gennaio 2006. Nell’aula degli Affreschi, come tante altre volte accaduto in questi anni, c’erano il fratello Mariolino e la moglie Emanuela, sciolti in pianto liberatorio alle parole del presidente Giancarlo Massei. Pochi minuti per leggere il dispositivo e tutta la vita che ti passa davanti. In aula anche i due imputati che per la seconda volta (il processo di primo grado si era concluso nel maggio del 2013, dopo 17 ore di camera di consiglio) sentono i loro nomi associati alla parola ergastolo. Fine pena mai, loro che fino all’ultimo ci hanno creduto, arrivando a parlare ai giudici prima che si ritirassero per deliberare. «Siamo innocenti, non c’entriamo nulla con la morte del carabiniere», hanno detto. Ribadendo le linee difensive dei loro avvocati (Francesco Falcinelli e Riccardo Marri per Pala, Caterina Calia e Francesco Romeo per Arzu) e chiedendo ai giudici di credere alle loro parole. Ma la corte ha evidentemente considerato più attendibile la ricostruzione dei magistrati Giuliano Mignini e Paolo Abbritti, sostenuti dagli avvocati di parte civile tra cui Nicola Di Mario e Giancarlo Viti. Ergastolo, insomma, come un anno e mezzo fa, più pagamenti delle spese processuali e risarcimenti: quasi ottomila euro alla vedova Emanuela, 10.400 al figlio Michele insieme ad altri familiari, 6.720 al ministero e 4.680 al Comune di Gubbio e ad altre tre persone offese. Alla fine, lacrime e abbracci, mentre gli imputati tornano in cella a parlare con i loro legali. «Attenderemo le motivazioni e valuteremo se ricorrere in Cassazione - ha commentato l’avvocato Falcinelli -. Come l’ha presa Pala? È fiducioso nelle prossime prospettive giudiziarie, sa di essere estraneo a quanto accaduto a Umbertide».

Dall’altra parte, soddisfazione per la sentenza (nota anche dell’onorevole Giampiero Giulietti), ma con la discrezione a cui la famiglia Fezzuoglio ha abituato dal 2006. «Dietro questo risultato c’è tanta gioia ma anche tanta tristezza. Andrò subito al cimitero di Rancolfo dove è seppellito Donato», ha detto Mariolino, anche lui carabiniere, nella compagnia di Perugia. «Ero ansiosa per la sentenza - ha spiegato la moglie Emanuela - ma mi aspettavo questo risultato, che dedico a mio figlio e ai colleghi di Donato che hanno svolto le indagini sull’omicidio di Umbertide». «Non è la vittoria - ha chiuso - ... a me non cambia nulla... ma è il riconoscimento del sacrificio di Donato».